1. Considerazioni introduttive. – Il 18 ottobre 2016 si è tenuto a Lussemburgo il secondo Consiglio Affari generali presieduto dalla Slovacchia nella persona di Miroslav Lajcak, ministro degli Affari esteri. Per l’Italia ha partecipato Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei. Se il Regno Unito non partecipa più ai meeting del Consiglio europeo, tuttavia continua ad essere presente nelle riunioni dei ministri degli Stati membri, dato che, come nel Consiglio di settembre, in rappresentanza di Londra c’era David Jones, ministro presso il dipartimento che si occupa dell’uscita del suo paese dall’UE. Da sottolineare comunque che il ministro britannico non ha partecipato al dibattito e al momento del voto relativo alle varie questioni messe a votazione si è astenuto.
In generale la riunione in commento è durata relativamente poco, in quanto i punti dibattuti sono stati solo tre: la revisione di medio periodo del quadro finanziario pluriennale, la preparazione del Consiglio europeo del 20-21 ottobre e, infine, l’accordo interistituzionale “legiferare meglio”.
2. Revisione del quadro finanziario pluriennale. – I ministri, sulla base della relazione presentata dal presidente del Consiglio, hanno preso atto e discusso circa lo stato di avanzamento della revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale (Multiannual Financial Framework – MFF) per il periodo 2014-2020. Diversi sono stati gli interventi che hanno sollecitato una maggiore attenzione verso le questioni centrali della crescita economica e occupazionale, di una migliore e più coerente politica dell’Ue sull’immigrazione e di un aumento della sicurezza da minacce esterne, a partire dal terrorismo. Anche Gozi ha insistito molto su questo aspetto, chiedendo a nome del governo italiano, un cambio di passo sui temi economico-sociali e occupazionali.
3. Il prossimo Consiglio europeo. – Il Consiglio si è intrattenuto anche (e soprattutto) sulla proposta di conclusioni preparata dal presidente del Consiglio europeo insieme alla presidenza slovacca e alla Commissione che sarà presentata al vertice dei Capi di Stato e di governo in programma il 20 e 21 ottobre. Le questioni che il Consiglio europeo si troverà ad affrontare e su cui sarà chiamato ad esprimersi sono tra quelle prioritarie dell’agenda politica dell’Unione. Il primo tema sarà relativo all’immigrazione e alla politica sull’immigrazione dell’Ue e il primo punto nodale verterà sulla valutazione dei progressi compiuti relativamente ai quadri di partenariato e di cooperazione stabiliti con i paesi di origine e transito e sul piano di investimento esterno. L’altro focus sarà dedicato ovviamente alla dichiarazione congiunta Ue-Turchia adottata il 18 marzo 2016 con cui si sta provando a tamponare l’emergenza degli imponenti flussi migratori provenienti soprattutto dal Medioriente e da alcune zone dell’Asia (ma non solo) e la cui destinazione finale è proprio l’Europa. Sarà interessante e importante capire come si orienterà il dibattito all’interno del Consiglio europeo e soprattutto quali conclusioni saranno adottate alla luce del fallito colpo di Stato in Turchia e la successiva repressione e epurazione generalizzata messa in atto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. In ossequio al principio della “ragion di Stato” difficilmente i rapporti tra Bruxelles e Ankara potranno cambiare: la priorità dell’Unione e dei suoi Stati membri da una parte è quella di impedire ulteriori arrivi dal quadrante sud-orientale dell’Unione, che sfruttino anche la c.d. rotta balcanica, dall’altra parte è cercare di non alterare i fragilissimi (e ambigui) equilibri geopolitici raggiunti nella lotta allo Stato islamico in Iraq e nel Levante. Questi sono temi che, se non emergeranno esplicitamente nel Vertice, comunque di certo saranno presi in considerazione dai Capi di Stato e di governo e faranno da sfondo a tutta la loro discussione.
Il secondo tema all’ordine del giorno riguarderà le questioni commerciali e dovrà contemperare una duplice esigenza: da un lato garantire una solida politica commerciale dell’Ue che sappia fornire i vantaggi dei mercati aperti, dall’altro lato tenere in debita considerazione le istanze e le preoccupazioni dei cittadini. A tal proposito, il Consiglio europeo adotterà delle specifiche conclusioni sui negoziati di libero in scambio, in particolare con Stati Uniti e Giappone e confermerà la sua decisione di firmare e applicare provvisoriamente l’accordo economico e commerciale globale con il Canada (Comprehensive Economic Trade Agreement – CETA). Inoltre inviterà la conclusione rapida di un accordo sulla modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale (Trade Defence Instruments – TDI). Il riferimento, neanche troppo velato, è alla Cina e all’imminente apertura del mercato dell’Ue al semi-continente estremo-orientale. Proprio in concomitanza con il Consiglio Affari generali e in vista appunto del Consiglio europeo del 20-21 ottobre, la Commissione europea ha presentato la comunicazione Towards a robust trade policy for the EU in the interest of jobs and growth (COM(2016) 690 final, Brussels, 18.10.2016). In questo documento si sottolinea l’importanza del commercio globale per la crescita, l’occupazione e la competitività, ma si mette anche in guardia da pratiche commerciali distorsive e sleali del libero scambio, come ad esempio meccanismi di dumping e sovvenzioni da parte dei produttori e dei governi stranieri, che danneggiano le imprese e i lavoratori europei. Gli strumenti di difesa commerciale dell’Ue servono proprio a proteggere l’Unione e gli Stati membri dalle pratiche commerciali sleali. La comunicazione cita il caso della sovrapproduzione siderurgica della Cina che ha prodotto un export imponente dei relativi prodotti verso i mercati internazionali e anche e soprattutto dell’Ue e questo ha contribuito alla pesante crisi del settore che ha visto la perdita di 40mila posti di lavoro dall’inizio della crisi finanziaria. Questa situazione potrebbe venirsi a creare anche per l’alluminio, in cui la Cina negli ultimi anni ha sviluppato una significativa (e pericolosa) sovraccapacità, potenziata da pratiche in grado di alterare la leale concorrenza e competizione come la fornitura di energia sussidiata alle imprese del settore. Per contrastare una tendenza in atto da tempo e che coinvolge diversi e importanti paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la Commissione negli ultimi anni ha alzato uno sbarramento contro queste pratiche, prendendo misure mirate contro il dumping e i sussidi di governi e produttori stranieri. Queste contromisure hanno contribuito a proteggere più di 300mila posti di lavoro nell’Ue soprattutto nelle industrie del ferro, dell’acciaio e della chimica e nei settori della ceramica e dell’ingegneria meccanica. Per dare conto delle dimensioni del fenomeno, la comunicazione evidenzia anche il fatto che nel solo settore siderurgico, l’Ue ha predisposto 39 misure anti-dumping e anti-sovvenzioni per proteggere le produzioni europee dalla concorrenza sleale, di cui quasi la metà hanno riguardato la Cina (17). Nonostante ciò, le minacce continuano e soprattutto da una parte l’Ue ha raggiunto «the limit of what is feasible under the existing EU trade defence legislation», dall’altra parte il quadro giuridico internazionale sta cambiando date anche, ad esempio, le disposizioni in materia di calcolo del dumping nei protocolli di adesione di Cina, Vietnam e Tagikistan nell’OMC che scadranno a breve. Per questo ora le istituzioni politiche dell’Ue, in sinergia tra loro, stanno cercando di modernizzare gli strumenti di difesa commerciale, innanzitutto dando attuazione alle proposte già formulate nel 2013 (COM(2013) 191 final, Bruxelles, 10.4.2013). Queste riguardano una maggiore trasparenza e prevedibilità nell’attuazione dei TDI, la capacità di far fronte a minacce e ritorsioni, l’efficacia e l’attuazione del principio del dazio inferiore, la facilitazione della collaborazione tra le parti interessate e la Commissione, l’ottimizzazione della procedura di riesame.
Terzo e ultimo punto in agenda atterrà le relazioni esterne dell’Unione, con un approfondimento speciale sulla Federazione Russa. A tal proposito il Consiglio europeo del 20-21 ottobre avrà materiale utile su cui dibattere visto il meeting tenutosi il 19 ottobre a Berlino (quindi il giorno prima del Vertice Ue) tra Germania, Francia, Federazione Russa e Ucraina (il c.d. “formato Normandia”) per valutare lo stato di attuazione dell’accordo di Minsk 2 sulla situazione in Ucraina. Il Consiglio europeo non può che essere importante per incoraggiare la risoluzione di uno dei conflitti più pericolosi e preoccupanti per l’Ue, non solo perché il confronto bellico continua ormai da due anni e mezzo, ma anche perché Kiev è posta negli immediati confini orientali dell’Ue (tant’è vero che è parte della Politica europea di vicinato) e la Federazione Russa, almeno formalmente è, per molte ragioni, un partner strategico. Sta di fatto che la proiezione esterna e la politica estera dell’Ue ne esce ulteriormente ridimensionata e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini è di fatto sparita dai radar della diplomazia internazionale.
4. L’accordo interistituzionale “Legiferare meglio”. – Infine i ministri degli Stati membri hanno fatto il punto della situazione sull’attuazione dell’accordo interistituzionale relativo a un migliore processo legislativo, più comunemente conosciuto come “legiferare meglio”. Adottato il 15 marzo 2016, l’accordo ha come obiettivo quello di migliorare la cooperazione e la collaborazione tra Commissione, Parlamento europeo e Consiglio, per dar vita a un processo decisionale più semplice, efficace, trasparente e partecipato, che comporti anche meno oneri amministrativi e burocratici per cittadini e imprese. La presidenza del Consiglio ha messo in risalto i progressi compiuti in diversi ambiti con particolare riferimento alla componente della programmazione dell’attuazione e ha rimarcato il fatto che le tre istituzioni adotteranno una dichiarazione congiunta prima della fine dell’anno in cui saranno messe in evidenza le priorità comuni per il 2017.
Luigi D’Ettorre