Preparazione del Consiglio europeo di dicembre, politica di coesione e Stato di diritto al centro del Consiglio Affari generali del 18-19 novembre (24.11.2014)
15 ottobre 2019
Categoria:
Il Consiglio Affari generali si è tenuto il 18 e il 19 novembre. Durante la prima giornata i temi all’ordine del giorno affrontati e le attività svolte dai ministri hanno riguardato: a) i lavori preparatori in vista del Consiglio europeo del 18 – 19 dicembre 2014, con un focus particolare sull’approccio adottato dall’Unione europea nella questione relativa alle politiche sul clima; b) l’aggiornamento effettuato dalla presidenza del Consiglio sullo stato dell’arte del confronto con la Commissione e il Parlamento europeo su come gestire il piano interistituzionale annuale e pluriennale; c) l’approccio da seguire per garantire il rispetto del meccanismo relativo allo Stato di diritto nello spazio istituzionale dell’UE. Nella seconda giornata, invece, l’incontro è stato dedicato alle questioni legate alla politica di coesione dell’UE. Il Consiglio ha adottato le conclusioni contenute nel sesto rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale, prendendo atto delle evidenze emerse nel periodo finanziario 2007 – 2013 e fissando gli orientamenti generali per l’attuazione nel periodo successivo, che va dal 2014 al 2020. Altro tema toccato e oggetto di uno scambio di punti di vista tra i ministri è stato il contributo della politica di coesione nella preparazione della revisione di medio termine della strategia Europa 2020.
Il Consiglio si è poi soffermato sul follow-up delle risultanze del Consiglio europeo di giugno 2014, facendo il punto dell’agenda strategica nella parte relativa alla politica energetica e climatica. I ministri hanno relazionato sui progressi compiuti negli ultimi cinque anni in questo settore e avanzato proposte per ulteriori miglioramenti ed eventualmente un’accelerazione nell’attuazione generale della politica. Si è insistito molto sul completamento del mercato interno dell’energia. La discussione in Consiglio si è basata su una relazione presentata dalla presidenza italiana che ha individuato cinque aree strategiche intorno alle quali sviluppare la politica energetica, peraltro già indicate recentemente dal Consiglio europeo: il mercato interno dell’energia, l’efficienza energetica, le infrastrutture, la sicurezza energetica e il clima. L’idea della presidenza è quella di migliorare il follow-up delle politiche decise su questo tema, iniziando con una puntuale fase di reporting, la quale dovrà prevedere, oltre al già esistente report semestrale sull’attuazione, delle relazioni su base mensile, ognuna riguardante uno dei cinque pilastri summenzionati.
Per quanto riguarda il Consiglio europeo in programma il 18 e 19 dicembre 2014, il Consiglio ha esaminato e dibattuto il contenuto dell’agenda predisposta dal Presidente del Consiglio europeo in collaborazione con il Presidente della Commissione che sarà al centro di quell’appuntamento. In particolare il Consiglio europeo di dicembre si incentrerà sulla politica economica e sociale dell’UE, con un’attenzione massima verso i temi della crescita, del lavoro e dell’occupazione e della competitività europea, avendo come quadro di riferimento la proposta formulata dalla nuova Commissione guidata dal Presidente Juncker dei 300 miliardi € di investimento da stanziare nel triennio 2015-2017 e da raccogliere sia nel settore pubblico che in quello dei capitali privati. Altri argomenti che saranno affrontati dal Consiglio europeo di dicembre saranno legati alla dimensione e alle relazioni esterne dell’UE, come ad esempio l’emergenza Ebola. Inoltre il Consiglio ha anche discusso le priorità enunciate da una lettera di intenti scritta dal Presidente e dal Vicepresidente della Commissione per l’inclusione nel suo programma di lavoro per il 2015 e la presidenza del Consiglio ha aggiornato i ministri presenti in merito al dialogo con la Commissione in materia di gestione del piano annuale e pluriennale in cooperazione con le altre istituzioni UE. Il Consiglio ha preso atto, ancora, dell’intenzione della presidenza di presentare un progetto di dichiarazione politica indicante l’impegno di tutte e tre le istituzioni (Consiglio, Commissione e Parlamento europeo) nel creare un regime comune in materia di pianificazione legislativa interistituzionale. A tal proposito, in un quadro di leale e fattiva collaborazione interistituzionale, la presidenza italiana del Consiglio ha evidenziato che questo impegno dovrà avvenire nella cornice politico-istituzionale tracciata dall’agenda strategica adottata dal Consiglio europeo di giugno e dai dieci punti programmatici illustrati dal Presidente della Commissione Juncker e che ne orienteranno il mandato.Il Consiglio, inoltre, si è confrontato con la proposta della presidenza di istituire un dialogo politico costante e regolare tra gli Stati membri in seno al Consiglio al fine di garantire il rispetto dello Stato di diritto e dei suoi standard. A tal proposito, il documento di discussione è stato quello preparato dalla presidenza del Consiglio che, oltre al quadro normativo già consolidato, determinato dalle disposizioni dei trattati dell’UE e dalla Carta dei diritti fondamentali, ha tenuto conto anche del report della Commissione del giugno 2013 sull’applicazione di quest’ultimo strumento, le cui conclusioni sono state adottate dal Consiglio, e dalla nuova cornice normativa tesa a rafforzare lo Stato di diritto e il suo rispetto da parte degli Stati membri illustrato dalla Commissione l’11 marzo 2014 al Parlamento europeo e al Consiglio. Sullo sfondo c’è il riferimento costante all’art. 7 TUE, che istituisce e disciplina il sistema per la verifica e l’eventuale sanzione a carico di uno Stato membro a causa di gravi violazioni dei principi su cui si fonda l’Unione europea, previsti dall’art. 2 TUE: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Nel supportare l’azione della presidenza in tale direzione e nel ribadire il ruolo centrale del Consiglio nella salvaguardia dello Stato di diritto all’interno dell’UE (in cooperazione, tra l’altro, con altre istituzioni e organizzazioni nazionali e internazionali, in primis Consiglio d’Europa e Nazioni Unite), i ministri si sono accordati per riproporre questa questione nell’incontro del 16 dicembre 2014.
Il Consiglio ha anche adottato le conclusioni del sesto rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale che pone al centro il tema degli investimenti per rilanciare l’occupazione e la crescita. La coesione economica, sociale e territoriale è uno strumento fondamentale nel quadro della strategia complessiva dell’UE nel rimuovere le disparità di benessere tra le varie regioni europee, nel favorire la ripresa economica e in generale una stabile crescita economica nel futuro, nel rilanciare l’occupazione e ridimensionare l’alto tasso di disoccupazione, soprattutto in alcuni Stati membri e nell’agevolare un processo di armonizzazione delle varie situazioni interne dei vari Paesi. Inoltre essa è imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia di Europa 2020 basata su una crescita intelligente, sostenibile e solidale. Inoltre, essa assume una così grande centralità all’interno dell’azione dell’UE che trova un fondamento “costituzionale” all’interno degli stessi trattati. L’art. 3, par. 3 TUE recita: “[1] L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico. [2] L’Unione combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore. [3] Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri. [4] Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”. Nel TFUE, invece, c’è un intero titolo dedicato alla coesione economica, sociale e territoriale (il XVIII, artt. 174-178), e in particolare l’art. 174 afferma che: “[1] Per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme dell’Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. [2] In particolare l’Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. [3] Tra le regioni interessate, un’attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”. Il Consiglio, approvando le conclusioni del sesto rapporto, attribuisce ancora più importanza nell’attuazione delle politiche di coesione, alla luce anche di quanto rileva esso stesso per quanto attiene le evidenti conseguenze della crisi, soprattutto sul versante della riduzione significativa degli investimenti pubblici, scesi in media del 20% in termini reali tra il 2008 e il 2013 e del 60% circa negli Stati membri più colpiti. Infine, il Consiglio conviene con il sesto rapporto quando questo parla della necessità di impiegare in maniera piena, efficace ed efficiente i fondi strutturali dell’Unione europea, strumenti fondamentali nel concretizzare la politica di coesione dell’UE e istituiti per il perseguimento di tre obiettivi: la riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e benessere, l’aumento della competitività e dell’occupazione e il sostegno della cooperazione transfrontaliera.In questo contesto va anche inquadrato il tema della politica di coesione all’interno della revisione di medio termine della strategia di Europa 2020. Tale revisione dovrà essere approvata dal Consiglio europeo nel 2015 sulla base delle proposte avanzate dalla Commissione, ma la presidenza italiana del Consiglio, in collaborazione con le altre due presidenze del trio (lettone e lussemburghese) è determinata a dare un contributo fattivo alla sua preparazione. Infatti la presidenza ha preparato, come base di lavoro e discussione, una nota nella quale enuclea le principali azioni intraprese nel secondo semestre del 2014 per preparare il terreno per a revisione e inoltre ha comunicato l’intenzione di ottenere da tutti i ministri delle varie formazioni del Consiglio delle relazioni sulle attività implementate, raccoglierle e organizzarle in un unico documento di sintesi da presentare al Consiglio Affari generali del 16 dicembre per la sua approvazione. Successivamente il documento sarà trasmesso al Consiglio europeo del 18 – 19 dicembre. In questo modo si vuole fornire un contributo concreto all’elaborazione della revisione della strategia che sarà effettuata dalla Commissione nei successivi mesi.
Luigi D’Ettorre
PER APPROFONDIMENTI:
Report della presidenza del Consiglio sulla politica energetica e climatica
Documento di discussione della presidenza del Consiglio sulla garanzia del rispetto dello Stato di diritto nell’UE
Relazione della Commissione sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE
Nuovo quadro UE per il rafforzamento dello Stato di diritto (Comunicazione della Commissione al PE e al Consiglio)