Le conclusioni del Consiglio UE Giustizia e Affari Interni del 9 e 10 ottobre 2014: approcci strategici e priorità operative (14.10.2014)
21 ottobre 2019
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A Lussemburgo, il 9 ed il 10 ottobre 2014, i Ministri della Giustizia e degli Interni degli Stati Membri dell’Unione si sono incontrati nell’ambito del primo Consiglio GAI (Giustizia e Affari Interni) del Semestre di Presidenza Italiana.
Le conclusioni adottate nei giorni scorsi sono in linea con quanto già considerato dalle “Linee guida” redatte dal Consiglio Europeo di Ypres del 26 e 27 giugno e dall’incontro informale dei Ministri dell’Interno e della Giustizia tenutosi a Milano l’8 luglio scorso.
Lo stesso titolo del documento finale – Taking action to better manage migratory flows – dimostra ancora la necessità di un approccio congiunto al problema dei flussi migratori irregolari e il rilievo che tale tema deve assumere per il presente e per il futuro.
Come prologo alle azioni che secondo il Consiglio GAI dovranno essere intraprese, degna di nota risulta la considerazione secondo la quale i flussi migratori affliggono l’Unione nella sua interezza in quanto, molto spesso, dallo Stato membro di frontiera hanno luogo ulteriori movimenti che portano i migranti a non registrarsi e a fuggire per arrivare nel Paese di reale destinazione. Anche in merito a ciò il Consiglio UE ha voluto ribadire quali sono le zone di principale migrazione: il Mediterraneo è certamente il punto più colpito, provenendo i flussi da sud (quindi dall’Africa) e da Sud-Est (Medio Oriente); ora, in modo maggiore rispetto ad altri momenti storici, dall’Iraq e dalla Siria tramite l’antica via della seta (data la situazione non più sotto controllo) fino ad arrivare ai Balcani orientali (data l’instabilità in Ucraina). Sono queste le zone in cui il monitoraggio deve essere potenziato in modo da rendere l’Unione capace di rispondere ad un peggioramento della situazione oltre i propri confini.
Con questa visione di grand’angolo il Consiglio GAI ha proposto alcune soluzioni per rispondere alla pressione migratoria in modo strutturale e rendere immediatamente attive le misure di emergenza. Queste soluzioni si basano su tre approcci, definiti “pilastri”, sui quali costruire eventuali modelli che sappiano riflettere futuri cambiamenti e bisogni ed adattarsi ad essi. I tre approcci non possono oltretutto non essere legati tra loro. Il primo pilastro comprende la stretta cooperazione con i Paesi terzi per la lotta ai trafficanti di esseri umani in connessione con FRONTEX che deve essere messa in condizioni di risponde in modo immediato e flessibile ai rischi che di volta in volta si presentano. Questi due primi elementi devono però procedere di pari passo con la piena recezione del Sistema Europeo Comune di Asilo e della legislazione in materia di impronte digitali.
Cooperazione con i Paesi terzi. Il Consiglio ha parlato, in questa sezione del documento finale dell’incontro di Lussemburgo, dei Paesi-chiave, quelli cioè che più di altri sono presi d’assalto dalla migrazione di passaggio ma con i quali (in particolare con alcuni di essi) si possono generare condizioni di “partenariato” e cooperazione a più livelli. L’Africa è presa nella quasi totale interezza, Ovest, Est e Nord, così come la regione mediorientale, con particolare riferimento ai Paesi confinanti con la Siria proprio perché su di essi si concentra la maggiore pressione dovuta alla cacciata dei curdi dall’Iraq e alla guerra civile siriana, legate ora in una spirale discendente. Con i Paesi del nord Africa, con Giordania, Libano e Turchia è possibile, secondo i Ministri dell’Interno e della Giustizia, dare vita ad un dialogo politico sulle questioni migratorie molto proficuo. Un’attenzione particolare è stata data poi alla regione della via della seta, con particolare riguardo ad Afghanistan, Pakistan e Bangladesh.
Nel dettaglio, le iniziative da intraprendere nel breve termine con i Paesi terzi riguardano:
a) l’identificazione, insieme alle autorità di Tunisia, Egitto, Libano, Etiopia e Libia, di metodi per limitare le richieste, sostenendo tali Stati nella gestione dei flussi e rinforzando le loro capacità di gestione anche attraverso l’assistenza tecnica.
b) La possibilità di esaminare iniziative nel campo del law enforcement, come quella di creare squadre investigative comuni con i Paesi più rilevanti nel campo dell’immigrazione per prevenire e perseguire i trafficanti di esseri umani; continuare a tale scopo il dialogo con le autorità turche per lo smantellamento delle reti di trafficanti attraverso un efficace scambio di informazioni e attività comuni.
c) Assicurare rapidamente a EUROPOL ogni informazione (derivante sia dai Paesi membri alle frontiere dell’Unione sia da FRONTEX) utile alla lotta contro i trafficanti. Garantire a FRONTEX ed EUROPOL la possibilità di ultimare accordi tra loro per lo scambio di informazioni per incrementare la cooperazione in materia giudiziaria nell’Unione per la lotta ai trafficanti e agli scafisti.
d) Sviluppare e rafforzare programmi di sviluppo e protezione nel nord Africa e nel Medio Oriente allo scopo di dare all’amministrazione dei Paesi delle regioni considerate strumenti per la stabilità e la sicurezza. In tal modo, in linea con le conclusioni del Consiglio Europeo di giugno, si supporterebbero i Paesi terzi anche nella gestione di coloro che tornano in patria. Per tale ragione è necessario rafforzare i programmi dell’Assisted Volontary Retourn insieme alle organizzazione internazionali e alle organizzazioni non governative.
e) Persuadere le autorità del nord Africa a partecipare al Seahorse Mediterranean Network.
f) Proporre nuovi insediamenti, su base volontaria, per offrire alternative legali e stabilizzare comunità di rifugiati in cooperazione con l’UNHCR. Tutti gli Stati membri devono dare a tal fine il loro contributo anche grazie al supporto dell’AMIF, il fondo per l’asilo, la migrazione e l’integrazione.
Lo scopo di tali iniziative è quello di creare un approccio di lungo termine che deve avere dei punti fermi: integrazione delle comunità di migranti, stando ben attenti ai particolari bisogni delle fasce più vulnerabili di essi e smantellamento delle reti criminali. Per questo i partenariati e la cooperazione, anche tramite incentivi, con i Paesi terzi è di vitale importanza. È stato infatti posto più volte l’accento sul tema della prevenzione, che ha alla base l’informazione e l’aiuto da proporre in svariate forme alle amministrazioni dei Paesi terzi coinvolti, sia per quelli di partenza che per quelli di semplice transito. Mettere a disposizione gli strumenti di polizia dell’Unione, offrire quelle che il Consiglio UE chiama “forme concrete di solidarietà” ed ampliare verso l’esterno il ruolo di EASO, sono proposte da prendere in considerazione insieme alla possibilità, profilata dai Ministri GAI, che Commissione, Paesi membri e Europen External Action Service hanno nel campo delle relazioni bilaterali già consolidate con i Paesi terzi menzionati. In linea con quanto descritto nel Programma di Presidenza del Semestre Italiano e con l’Approccio Globale dell’UE in materia di Migrazione e Mobilità, il Consiglio GAI ha ricordato l’esperienza positiva del Processo di Rabat, uno strumento di dialogo strutturato a livello regionale, sul quale andranno sviluppati altri modelli simili per estendere i dibattiti su tali temi anche ad altre regioni africane.
Rinforzare la gestione delle frontiere esterne e di FRONTEX. In linea con quanto detto sinora dal Consiglio Giustizia e Affari Interni, di vitale interesse per tutti gli Stati membri è la gestione delle frontiere esterne. Per fare ciò è necessario che gli Stati dell’Unione operino in stretto contatto con FRONTEX allo scopo di consolidare la sua presenza nel Mediterraneo. Ma i Ministri riuniti a Lussemburgo hanno anche ricordato la nuova Operation Triton, che deve essere dispiegata in campo il più presto possibile. Triton avrà un budget iniziale di circa 2,9 milioni di euro al mese, vedrà il via a inizio novembre, ma non sostituirà Mare Nostrum in quanto ne sarà un complemento. L’area di competenza di Triton andrà 30 miglia oltre le acque territoriali italiane e coprirà anche 18 miglia di acque internazionali. Così come per il primo punto dibattuto, e cioè la cooperazione con i Paesi terzi, anche in questo caso il Consiglio GAI si è soffermato molto sulla necessità di dare a FRONTEX e a TRITON ogni informazione necessaria per mettere l’agenzia nelle condizioni di operare in modo vantaggioso e per intero tramite l’analisi di dati certi. Qui è stata dibattuta anche la questione del budget, ricordando che gli Stati membri hanno la possibilità di utilizzare il 40% dell’ammontare totale dell’Internal Security Fund per supportare le operazioni.
Azioni a livello degli Stati membri – recepimento e impronte digitali. Il Consiglio GAI ha ribadito la necessità del pieno recepimento da parte degli Stati membri del Sistema Comune Europeo di Asilo in quanto funzionale ad assicurare che ogni Stato abbia un sistema nazionale flessibile in grado di rispondere con immediatezza ai flussi migratori (e quindi alle domande di asilo e protezione). La conditioè però che lo il Paese membro sia stato capace di recepire per intero il Sistema di Asilo.
Particolare attenzione è stata data inoltre all’EURODAC, il sistema europeo per le impronte digitali e l’identificazione dei migranti, in quanto molto spesso esiste la tendenza ad eludere il sistema per muoversi dal Paese di arrivo ad un altro Stato membro. Per evitare quindi la migrazione irregolare all’interno del territorio UE, bisogna porre l’accento sull’identificazione, la registrazione e le impronte digitali ma anche sulla necessità che queste informazione siano prese sul territorio in cui il migrante arriva per la prima volta (rispettando i diritti fondamentali) ed evitando le fughe.
Su tali temi, il Consiglio Giustizia e Affari Interni ha in realtà semplicemente ribadito quanto già affermato dal Regolamento di Dublino e ricordato i principi su cui esso si fonda e i doveri degli Stati Membri.
Il Consiglio GAI ha infine discusso altri temi così come previsto anche dal Programma del Semestre di Presidenza Italiana tra cui la questione dei combattenti stranieri, strettamente collegata alla questione della migrazione irregolare; l’istituzione della Procura Europea; il riconoscimento reciproco dei documenti pubblici per la razionalizzazione della burocrazia in Europa che ha lo scopo di raggiungere risultati significativi nei negoziati sul Regolamento che semplifica l’accettazione di alcuni documenti pubblici nell’UE (in materia di nascita, morte, matrimonio, unione registrata, status giuridico e rappresentanza di una società o altra impresa) e abolisce la prescrizione di autentica per tali documenti, mirando alla creazione di moduli standard in tutta l’Unione. Infine il Consiglio si è concentrato sulla Sentenza della Corte di Giustizia (Judgment in Case C-131/12 Google Spain SL, Google Inc. v Agencia Española de Protección de Datos, Mario Costeja González, 13 maggio 2014) che ha riconosciuto il diritto all’oblio, dichiarandosi favorevole a tale diritto ma auspicando un bilanciamento tra esso e la libertà di espressione.
Luisa Di Fabio
Per saperne di più su:
Protezione da parte dell’UE dello stato di diritto
Conclusioni del Consiglio GAI – “Taking action to better manage migratory flows”
Regolamento di Dublino