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“Le parole sono importanti”. Quali progressi nell’Agenda europea sulla migrazione?

26 May 2021
Categoria: Giustizia e affari interni,

“Le parole sono importanti”. Quali progressi nell’Agenda europea sulla migrazione?
23 novembre 2017
Categoria:
 

1. IntroduzioneDopo il grave naufragio del mese di aprile del 2015 dove persero la vita circa 800 migranti, la Commissione avanzò, da un lato, una serie di azioni immediate per affrontare le questioni più emergenziali e, dall’altro, definì i pilastri di intervento per una gestione più efficace e duratura dei flussi migratori (regolari e irregolari). Oggi, a due anni e mezzo di distanza dall’adozione dell’Agenda, la Commissione ha valutato nel complesso i progressi compiuti nella sua realizzazione.

2. Supporto operativo dell’Unione lungo le rotte migratoriePer quanto attiene al sostegno fornito dall’Ente sovranazionale ai singoli Stati membri la Commissione ha constatato un maggior coordinamento e una migliore gestione nelle fasi di prima accoglienza grazie anche alla proposizione dell’approccio “hotspot”. Questo si basa sull’individuazione di luoghi nei quali gestire le fasi di primo ingresso dei migranti; in ciascun “hotspot” vi è una stretta collaborazione fra il personale dello Stato membro, nel cui territorio è giunto il migrante, e quello delle Agenzie europee (EASO, Frontex, Europol e Eurojust).

Secondo la Commissione, la presenza e il sostegno dell’Unione nei diversi “hotspot” ha in parte migliorato le procedure e l’assistenza nella prime fasi di registrazione e accoglienza in Grecia e in Italia, permettendo a questi Paesi di rafforzare il proprio sistema di controllo e di ricezione dei richiedenti protezione internazionale.

3. Rotta del Mediterraneo orientaleIn Grecia, al di là degli impegni profusi dal Governo, e nonostante la presenza di personale europeo altamente qualificato, permangono criticità in merito al numero di posti di accoglienza offerti dal territorio ellenico e alla loro qualità. Dette criticità si evidenziano maggiormente per la massiccia presenza di soggetti vulnerabili quali i bambini, le donne, i disabili e gli anziani.

3.1 La dichiarazione UE-TurchiaPer la Commissione l’Accordo con la Turchia continua a produrre risultati concreti. Anche se, sia sotto i profili quantitativo che qualitativo, non vi sono evidenti risultati. Permangono, infatti problematiche su rapidità e quantità di rimpatri effettuati dalla Grecia verso la Turchia. Il ritmo dei trasferimenti risulta essere abbastanza lento: da marzo 2016 sono stati rimpatriati 1.969 migranti. Per la Commissione tale problema risiederebbe, da un lato, nell’inefficienza del sistema di asilo non ancora in grado di gestire a pieno regime le procedure di registrazione (prima e seconda accoglienza) e, dall’altro lato, negli ingenti sbarchi che continuano a sollecitare il territorio ellenico.Invece, per quanto riguarda il reinsediamento di richiedenti protezione internazionale dalla Turchia agli Stati membri si continua a registrare un buon andamento: dal 4 aprile 2016 sono stati traferiti 11.354 migranti sul territorio europeo.

4. Rotta del Mediterraneo centraleDalle conclusioni del Consiglio europeo dell’ottobre scorso si è confermato l’interesse nel contrastare gli arrivi dalla rotta del Mediterraneo centrale. Le priorità evidenziate sono state le seguenti: migliorare la politica di rimpatri, favorire il reinsediamento e condizioni più umane per i migranti.Nell’Africa del nord, fra l’altro, l’Unione si sta impegnando nel sostenere la Guardia costiera libica nei soccorsi via mare. L’Ente sovranazionale, oltre a fornire equipaggi (motovedette, ecc) e formazione agli agenti libici, dovrà monitorare lo sviluppo delle capacità di questi ultimi e valutare la tutela e il rispetto dei diritti umani non solo nelle fasi di primo soccorso in mare ma anche sul territorio libico. La stessa Commissione ha rilevato numerose problematiche in relazione all’accoglienza e alla detenzione dei migranti definendole «appalling conditions». Su tali questioni si è pronunciato l'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Rad al-Hussein, il quale ha definito la collaborazione tra UE e Libia come «disumana» ed ha aggiunto che «la sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità».Tornando alle attività promosse per gestire con maggior efficienza i flussi della rotta del Mediterraneo centrale, la Commissione ha confermato che saranno favorite opere infrastrutturali per contribuire alla creazione di posti di lavoro per i libici e per i migranti. Inoltre, particolare attenzione sarà data alle attività riservate ai bambini e segnatamente ai minori non accompagnati, quali la formazione scolastica e l’educazione non formale.

5. Rimpatrio e riammissioneIn merito ai tassi di rimpatrio, come ha constatato lo stesso Consiglio europeo dello scorso mese, si è registrato un miglioramento di tali trasferimenti. Questo anche grazie al lavoro svolto dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Questa, nei prossimi mesi, oltre a rafforzare il proprio sostegno nei confronti degli Stati membri, fornirà agli stessi una formazione mirata all’apprendimento e allo scambio di buone pratiche nell’ambito del rimpatrio. Gli accordi di riammissione, come sottolinea la stessa Commissione nel documento in esame, potranno avere degli effetti concreti e duraturi solo se: 1) si instaureranno buoni accordi con i Paesi partner (in primis con la Costa d'Avorio, il Senegal, il Mali, la Nigeria e la Tunisia); 2) se tutti gli Stati membri seguiranno procedure operative standard.

6. Ricollocazione, reinsediamento e altri percorsi legaliI meccanismi di ricollocazione e reinsediamento sono stati a lungo criticati perché, nel concreto, non hanno pienamente sensibilizzato tutti gli Stati membri alla condivisione di oneri e responsabilità (ex artt. 67, 80 TFUE). Mentre il reinsediamento ha registrato un andamento sempre maggiore (dei 22.504 reinsediamenti decisi nel 2015, ad oggi oltre l'81% è stato completato), la ricollocazione non ha avuto lo stesso risultato. Quest’ultima, infatti, non è stata attuata da alcuni Stati membri e in particolar modo dalla Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, i quali ad oggi non hanno ricollocato alcun migrante. Su tale questione, in un primo momento la Commissione ha ricordato a tutti gli Stati membri i loro obblighi giuridici ma, nonostante le ripetute richieste, l'Ungheria e la Polonia hanno continuato a sfuggire al meccanismo di ricollocazione. Sulla perdurante inadempienza, la Commissione ha avviato le procedure di infrazione arrivando alla Corte di Giustizia dell’Unione (ex art. 258 TFUE).

7. Conclusioni e prossimi passi«Le parole sono importanti», questo affermava Nanni Moretti nel film Palombella Rossa del 1989. Per la Commissione, in un’altra prospettiva, le parole sono importanti e utili per oscurare la realtà dei fatti: l’accordo UE-Turchia ed il suo contenuto, il riconoscimento della Turchia quale Paese terzo sicuro, il non considerare le problematicità riscontrate nell’accoglienza e nel rispetto dei diritti in Grecia, Turchia e Libia. Ancora, la difficile attuazione del meccanismo di ricollocazione che dovrebbe permettere un’equa ripartizione di responsabilità fra Stati membri.La visione quasi “idilliaca” data dalla Commissione nella valutazione dell’attuazione dell’Agenda europea sulla migrazione ci porta a constatare uno scollamento fra quel che viene affermato nel documento e quello che si riscontra nella realtà. È vero anche che talune azioni sono state portate avanti più speditamente rispetto ad altre: lavorare in partnership con i paesi terzi e garantire la sicurezza delle frontiere. Queste, è chiaro, sono indirizzate al contenimento dei flussi e al rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione. Le “prove di solidarietà” dell’Europa (ma sarebbe opportuno utilizzare il termine “sostegno”) sembrerebbero limitarsi al raggio di azione esterno all’Unione stessa. Infatti, nella prospettiva di attuazione della solidarietà fra Stati membri questa viene totalmente a mancare.

Annalisa Geraci

Per saperne di più:

COM(2017) 669 final 

Articolo “Libia: l’ONU attacca e Alfano si difende, ma la tratta degli schiavi continua”

 

 
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