L’istituzione di una guardia costiera e di frontiera europea è stata annunciata dal Presidente Juncker nel discorso sullo stato dell’Unione il 9 settembre 2015. Essa fa parte delle misure previste dall’agenda europea sulla migrazione adottata dalla Commissione nel maggio 2015 per rafforzare la gestione e la sicurezza delle frontiere esterne dell’UE. In tale occasione il Presidente della Commissione ha sottolineato che una politica efficace sui rifugiati richiede inevitabilmente uno sforzo comune per mettere in sicurezza le frontiere dell’Unione: è l’altra faccia della medaglia di Schengen che, se da un lato offre un’inedita libertà di movimento tra gli Stati membri, dall’altro richiede un costante impegno nella gestione dei confini esterni dell’UE. Secondo la Commissione, a partire da gennaio 2015 circa 1,5 milioni di persone hanno attraversato le frontiere dell’Unione senza essere registrati, mentre tra luglio e settembre 2015 413.800 persone hanno fatto richiesta di protezione internazionale agli Stati membri (fonte: http://ec.europa.eu/dgs/home-affairs/what-we-do/policies/securingeuborders/factsheets/docs/a_european_border_and_coast_guard_en.pdf). Com’è noto, nell’ultimo periodo questa situazione ha spinto diversi paesi europei a reintrodurre provvisoriamente controlli alle frontiere interne limitando così la libertà di movimento sancita dal Trattato di Schengen.
L’obiettivo è quello di riprendere il controllo delle frontiere esterne in modo da contenere i flussi migratori e, di conseguenza, preservare lo spazio Schengen. A tal fine il 15 dicembre 2015 la Commissione Europea ha presentato all’Europarlamento la sua proposta per la creazione di un corpo di polizia di frontiera e di guardia costiera comunitario. Esso dovrebbe nascere sulla struttura di Frontex riunendo l’Agenzia europea per la guardia costiera e di frontiera istituita da proprio da Frontex e le autorità degli Stati membri responsabili della gestione delle frontiere, le quali continueranno ugualmente a a occuparsi delle attività giornaliere di gestione delle frontiere esterne.
Le dificienze individuate in Frontex consistono nell’impossibilità di portare avanti delle ricerche proprie, di gestire le frontiere esterne e di avere un proprio staff operativo dipendendo esclusivamente dai contributi di ciascuno Stato membro. Il nuovo mandato, invece, prevede una maggiore libertà operazionale lasciando la possibilità a Frontex di intervenire sul terreno per garantire che siano prese le misure adeguate anche in situazioni nelle quali non ci sia stata una esplicita richiesta di aiuto da parte del paese coinvolto o che quest’ultimo non ritenga necessario intervenire. L’operatività di Frontex scatterà a seguito di ritardi e omissioni persistenti da parte del paese coinvolto.
Più specificatamente, la nuova guardia costiera e di frontiera europea come pensata dalla Commissione Europea nell’ambito del nuovo e più ampio mandato di Frontex, avrà:
- una squadra di riserva rapida di guardie costiere e un parco di attrezzature tecniche. I paesi membri dovranno, infatti, mettere a disposizione almeno 1500 agenti il cui intervento potrà essere dispiegato entro tre giorni. Per la prima volta l’Agenzia potrà procurarsi le attrezzature autonomamente e attingere a un parco di attrezzature tecniche messo a disposizione dagli Stati membri.
- un ruolo di monitoraggio e sorveglianza. Sarà, infatti, istituito un centro di monitoraggio e analisi dei rischi per controllare i flussi migratori verso l’Unione europea e al suo interno al fine di individuare i punti deboli e a porvi rimedio; funzionari di collegamento verranno distaccati negli Stati membri per garantire una presenza sul terreno laddove le frontiere sono ritenute essere maggiormente vulnerabili. L’Agenzia potrà valutare la capacità operativa, le attrezzature tecniche e le risorse di cui dispongono gli Stati membri per fronteggiare le sfide alle loro frontiere esterne e potrà imporre agli Stati membri di adottare misure entro un termine prestabilito;
- il diritto di intervenire. Non solo gli Stati membri potranno richiedere operazioni congiunte e interventi rapidi alle frontiere ma, anche qualora l’azione nazionale di uno Stato membro sottoposto a forti pressioni migratorie si riveli carente o inadeguata ponendo così una reale minaccia per lo spazio Schengen, la Commissione potrà adottare una decisione di esecuzione per avviare un intervento a livello europeo. Ciò permetterà all’Agenzia di intervenire dispiegando le squadre della guardia costiera e di frontiera europee, assicurando così l’azione sul campo anche quando uno Stato membro non può o non vuole intervenire;
- la sorveglianza delle guardie costiere: le guardie costiere nazionali faranno parte della guardia costiera e di frontiera europea nella misura in cui svolgeranno operazioni di controllo delle frontiere. I mandati dell’Agenzia europea di controllo della pesca e dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima saranno allineati a quello della nuova guardia costiera e di frontiera europea. Le tre agenzie saranno in grado di avviare operazioni di sorveglianza congiunte, ad esempio utilizzando sistemi aerei a pilotaggio remoto (droni) nel Mar Mediterraneo;
- un mandato per intervenire nei paesi terzi: l’Agenzia riceverà un nuovo mandato per inviare funzionari di collegamento e avviare operazioni congiunte con paesi terzi confinanti, comprese operazioni sul loro territorio;
- un ruolo più importante nel quadro dei rimpatri: un Ufficio europeo dei rimpatri istituito nell’ambito dell’Agenzia permetterà di dispiegare squadre europee di intervento per il rimpatrio, composte da personale di scorta e di sorveglianza nonché da specialisti in materia di rimpatrio, che lavoreranno con efficacia per rimpatriare i cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. Un documento di viaggio europeo uniforme per il rimpatrio garantirà una più ampia accettazione dei rimpatriati da parte dei paesi terzi;
- la responsabilità di garantire la sicurezza interna: l’Agenzia includerà la criminalità transfrontaliera e il terrorismo nell’analisi dei rischi e collaborerà con altre agenzie dell’Unione e organizzazioni internazionali nella prevenzione del terrorismo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali.
Inoltre, su richiesta della Francia a seguito dei recenti attentati di Parigi, e al fine di accrescere la sicurezza nello spazio Schengen, la Commissione ha proposto una modifica mirata del codice delle frontiere Schengen volta a introdurre controlli sistematici obbligatori dei cittadini UE alle frontiere esterne terrestri, marittime e aeree. La proposta:
- rafforza l’obbligo di verificare gli identificatori biometrici nei passaporti dei cittadini dell’UE in caso di dubbi sull’autenticità del passaporto o sulla legittimità del titolare;
- prevede l’introduzione di controlli obbligatori non solo all’ingresso nello spazio Schengen ma anche tra i confini intraeuropei basati sul raffronto con banche dati. Questi saranno eseguiti secondo un sistema “hit/no hit”: se la persona controllata non rappresenta un rischio, il controllo non viene registrato e i suoi dati non subiscono un ulteriore trattamento. Tale modalità di utilizzo delle banche dati inciderà in misura molto limitata, e giustificata dagli obiettivi di sicurezza, sul diritto alla protezione dei dati personali.
- introduce controlli obbligatori anche all’uscita dall’Unione europea.
La proposta appena descritta dovrà essere approvata dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata e dal parlamento europeo.
Carla Di Nardo