Gli ingenti flussi migratori, da un lato, e l’eterogenea gestione degli stessi da parte degli Stati membri, dall’altro, hanno inciso notevolmente sul rispetto di taluni diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, fra i quali: la dignità umana; la proibizione della tratta di esseri umani; il principio di non discriminazione; il diritto di asilo, ecc.
Lo scorso ottobre, l’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) ha pubblicato un Report focalizzando l’analisi su quattro aree di interesse prioritario che attengono al fenomeno migratorio in Austria, Ungheria, Bulgaria, Croazia, Germania, Grecia, Italia, Slovenia e Svezia:
1- minori non accompagnati;2- sicurezza e protezione nei centri di accoglienza;3- impatto sulle comunità locali;4- violenza e incitamento all’odio nei confronti dei migranti.
1. Minori non accompagnati
I minori non accompagnati, identificati fra i soggetti vulnerabili, godono di particolati garanzie giuridiche europee in merito alle procedure di identificazione, alla rappresentanza legale e alle condizioni di accoglienza delle strutture all’interno delle quali vengono ospitati (Direttiva 2013/33/UE). Tuttavia, dinnanzi a tali tutele formali, il documento sviluppato dall’Agenzia dell’UE evidenzia specifiche criticità:
- nelle fasi di prima accoglienza e registrazione. Infatti, manca spesso un personale qualificato ad identificare i minori a rischio. In questo caso, uno degli Stati membri con maggiori problematicità purtroppo è l’Italia;- nella nomina dei tutori si riscontrano ritardi comuni, spesso di diversi mesi (soprattutto in Germania e in Italia), limitando in tal modo l'accesso dei minori ad una protezione adeguata e al possibile ricongiungimento familiare;- nelle strutture di accoglienza, queste non sempre sono adeguate ad ospitare minori (ad esempio in Bulgaria, Ungheria e Italia). Nell’ultimo anno, invece, l’Austria, la Grecia e la Svezia hanno incrementato il numero di strutture specializzate nell’accoglienza dei minori non accompagnati;- infine, ulteriori problematicità, attengono alla detenzione di minori non accompagnati. Anche se la legislazione in alcuni Stati membri (in Bulgaria, Ungheria e Italia) vieta tassativamente tale azione di trattenimento vi sono stati molteplici casi di detenzione di minori.
2. Sicurezza e protezione nei centri di accoglienza
Per quanto riguarda la sicurezza e la protezione di soggetti particolarmente vulnerabili (ex art. 21, Direttiva 2013/33/UE), gli Stati membri sembrerebbero fare ben poco. Essi dovrebbero tener conto dello specifico status di tali soggetti e, al contempo, garantire idonee procedure di accoglienza e trattenimento. In realtà, come emerge dal Report in analisi, solo la Svezia ha prodotto delle Linee Guida ad hoc al fine di evitare situazioni di sfruttamento e di violenza all’interno dei centri. Tuttavia, come sottolineato dalla stessa Agenzia dell’UE, la Svezia nella prassi, non segue costantemente le procedure ed i comportamenti definiti nelle proprie Linee Guida.In merito alla sicurezza e alla protezione nei centri di accoglienza, l’Agenzia dell’UE ha sottolineato la mancanza di attivazione di specifici meccanismi per prevenire la violenza di genere nei centri di accoglienza da parte degli Stati membri. Diversi episodi di abusi e di violenze sessuali hanno interessato donne e bambini, ed in particolare questi eventi deplorevoli sono stati segnalati in alcuni Paesi, fra i quali la Germania, la Grecia e la Svezia.Inoltre, per quanto riguarda la garanzia di procedure specifiche per lesbiche, gay, trans e intersessuali (LGBTI) si registrano modalità e sistemi di accoglienza diversificati fra gli Stati membri; solo in alcuni Paesi, infatti, si sono sviluppate misure di protezione specifiche, ad esempio, attraverso l’offerta di alloggi separati e l’attuazione di politiche “a tolleranza zero” per combattere i comportamenti discriminatori anche da parte del personale impiegato nei centri.
3. Impatto sulle comunità locali
Gli atteggiamenti xenofobi e di chiusura dei cittadini europei nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti sono aumentati nell’ultimo anno. Tale incremento sembrerebbe essere dovuto dalla mancanza di informazioni, di conoscenza del fenomeno e della gestione dello stesso, così come dall’assenza di un reale contatto tra le comunità locali ed i rifugiati. Ad esempio, in Bulgaria vi sono state delle manifestazioni e delle proteste, da parte della popolazione locale, nei confronti dei migranti ospitati nei centri di accoglienza; in Grecia si sono succedute delle dimostrazioni xenofobe e razziste; e in Italia, infine, si è manifestata una forte riluttanza a livello locale, soprattutto nei comuni più piccoli, ad accogliere i rifugiati ed i richiedenti asilo.Per quanto riguarda l'integrazione dei migranti bambini nelle scuole, l’Agenzia, nell’ultimo anno, ha evidenziato una tendenza positiva. I principali Stati membri più attenti agli aspetti educativi e di integrazione dei migranti all’interno delle scuole, sono stati l’Austria, la Germania e la Svezia.
4. Violenza e incitamento all’odio nei confronti dei migranti
Per quanto concerne i casi di violenza e di incitamento all’odio nei confronti dei migranti, in primo luogo, è particolarmente indicativo che la maggior parte degli Stati membri analizzati nel Report, non rendono noti i dati relativi all’utilizzo eccessivo della forza, e ai casi di evidente discriminazione da parte della polizia. In realtà, come rileva l’Agenzia dell’UE, un consistente numero di episodi sono stati segnalati nel 2015 in Grecia, Ungheria e Germania.In secondo luogo, è necessario evidenziare un aumento anche nei casi di razzismo nei confronti dei richiedenti asilo e dei cittadini di paesi terzi. Tale incremento si è registrato in Germania, Grecia e Svezia. Purtroppo, però, tali eventi continuano a verificarsi, anche con una certa ricorrenza.Inoltre, non mancano attacchi quotidiani contro le strutture di accoglienza. In Germania, ad esempio, si stima che ogni tre giorni, una struttura di accoglienza è soggetta ad attacchi incendiari. Ma anche in Austria e in Svezia, tali strutture sono regolarmente prese di mira.Il Report dell’Agenzia dell’UE, inoltre, ci fornisce un dato preoccupante, sono in continuo aumento i discorsi che incitano all’odio razziale, etnico, religioso e di genere soprattutto in Austria, Bulgaria e Svezia. Tali comportamenti, inoltre, se si sviluppano via web, risultano difficili da perseguire perché la maggior parte delle volte non è possibile individuare i soggetti interessati. Spesso i siti web hanno sedi estere in Paesi dove tali fatti non costituisco alcun reato perché non previsti dalla legge nazionale.
Annalisa Geraci
Per saperne di più:
http://fra.europa.eu/en/publication/2016/key-migration-issues-one-year-initial-reporting
http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32013L0033&from=IT