1. Introduzione
La nuova relazione della Commissione europea, sulla ricollocazione e il reinsediamento, ha analizzato le azioni intraprese da tutte le parti interessate nel periodo di riferimento (8 dicembre 2016-7 febbraio 2017).Nel precedente report, la Commissione aveva fissato degli obiettivi specifici, da raggiungere nel periodo di osservazione summenzionato: almeno 1.000 migranti ricollocati dall’Italia e 2.000 dalla Grecia.
2. Ricollocazione
Seppure vi siano stati dei piccoli miglioramenti per quanto concerne l’incremento di migranti ricollocati, tuttavia, continuano a permanere dei comportamenti contrari al principio di solidarietà ed equa ripartizione della responsabilità da parte di alcuni Stati membri (ex artt. 67 e 80 TFUE).
Gli obiettivi stabiliti dalla Commissione nel precedente report, ossia almeno 1000 migranti ricollocati dall’Italia e 2000 dalla Grecia, non sono stati raggiunti. Tale mancanza è certamente dovuta anche dalla ostinata posizione di chiusura da parte di alcuni Paesi membri, in particolare quelli di area balcanica. Infatti, fra questi, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno accolto pochissimi richiedenti asilo dall’Italia e dalla Grecia, altri invece, come l’Ungheria, l’Austria e la Polonia non hanno ancora ospitato nessun richiedente protezione internazionale dai Paesi colpiti dall’ingente flusso di migranti.Pertanto, la Commissione ha esortato l’Ungheria, l’Austria e la Polonia a cambiare la loro posizione di totale disimpegno nella gestione della crisi migratoria.Nello stesso report poi, la Commissione ha riconosciuto, da un lato, all'Estonia, alla Lettonia, alla Lituania, al Lussemburgo, a Malta e alla Finlandia di essere sulla buona strada per adempiere pienamente ai loro obblighi e, dall’altro, ha osservato che la Svizzera e la Norvegia, entro marzo 2017, raggiungeranno la loro quota di migranti stabilita nelle decisioni del Consiglio di settembre 2015.
2.1. Azioni necessarie per incrementare il ricollocamento
2.1.1 Accelerare i tempi di risposta alle richieste di trasferimento
Benché siano migliorati i tempi di accettazione dei trasferimenti, persistono ancora problematiche inerenti al rifiuto del ricollocamento. In alcuni casi, gli Stati membri non hanno accettato il trasferimento di migranti nel loro territorio e, spesso, tale rifiuto non aveva alcun tipo di giustificazione. Cioè i motivi di rigetto del trasferimento non erano previsti dalle fattispecie identificate dalle decisioni del Consiglio di settembre 2015 (12098/15). Ad esempio, alcuni Paesi hanno rifiutato di accogliere migranti in ragione della loro nazionalità, sebbene questi ultimi appartenessero a nazionalità ritenute ammissibili per il trasferimento.Invece, altri Paesi membri hanno ben giustificato i casi di rifiuto, motivando in modo dettagliato le questioni di ordine pubblico e di sicurezza che hanno determinato il non accoglimento del trasferimento (Germania, Paesi Bassi e Irlanda).
2.1.2. Sfide legate al trasferimento di richiedenti vulnerabili
Per quanto concerne i richiedenti vulnerabili (in special modo minori non accompagnati e persone malate), gli Stati membri sembra che non riconoscano la priorità data a tali soggetti nelle decisioni del Consiglio. Nello specifico, soprattutto per quanto riguarda i migranti malati, gli Stati membri ritengono decaduto l’impegno al trasferimento nel caso in cui tale spostamento sia stato rinviato per problemi di salute del migrante. Tale comportamento, però, non è contemplato nelle decisioni del Consiglio. In queste ultime, al contrario, si prevede una forma di flessibilità nei tempi di trasferimento del migrante (oltre i due mesi), proprio in virtù del particolare stato di vulnerabilità del soggetto.Pertanto, la Commissione ha richiesto agli Stati membri di non utilizzare quale escamotage la scadenza dei due mesi per rigettare il trasferimento, ma di adottare un comportamento flessibile ed accogliente per il trasferimento dei migranti vulnerabili.2.1.3. Accelerare il trasferimento di richiedenti
Il tempo, fra l’accettazione da parte dello Stato membro che accoglie il migrante, e l'effettivo trasferimento, non si è ridotto visibilmente. I problemi di tali ritardi sono dovuti principalmente a questioni di tipo organizzativo, operativo e logistico da parte dell’Italia e della Grecia, ma anche dei Paesi membri di delocalizzazione del migrante. Anche per tale attività di trasferimento del migrante, la Commissione ha richiesto una maggiore flessibilità da parte degli Stati membri, sia per l'organizzazione che per l’accoglienza. L’istituzione ha raccomandato ai Paesi membri di fornire un’adeguata accoglienza e ospitalità al migrante trasferito nel loro territorio.
3. Italia e Grecia
Per quanto riguarda la registrazione dei migranti in Grecia, la Commissione ha rilevato che è aumentata l’efficienza ellenica nelle procedure di registrazione. Però, se da un lato, le autorità greche hanno migliorato e incrementato la capacità di registrare e valutare le richieste di asilo, dall’altra, le prese in carico da parte degli altri Stati membri non seguono proporzionalmente le registrazioni. Pertanto, la procedura di ricollocazione continua ad essere lenta.Per l’Italia, la Commissione ha rilevato la necessità di aumentare il numero di hotspot. Questo per consentire una miglior gestione del meccanismo di ricollocazione e degli arrivi via mare (rotta del mediterraneo centrale). In particolare, la Commissione ha chiesto un maggior impegno all’Italia nell’individuazione di strutture di accoglienza ah hoc per ospitare le categorie di migranti maggiormente vulnerabili (donne, bambini non accompagnati, anziani e malati).L’Italia ha subito, e attualmente, continua a subire ulteriori sollecitazioni esterne. Infatti, se la rotta orientale ha registrato una riduzione dei flussi di migranti, grazie anche all’accordo UE-Turchia (al di là della natura e dei principi che orientano tale l’accordo), al contrario, la rotta del mediterraneo centrale ha registrato, nel 2016, un forte incremento degli arrivi. Per tale ragione, la Commissione ha chiesto all’Italia di prendere in considerazione la possibilità di ricevere un ulteriore sostegno da parte dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo.
4. Reinsediamento
Per quanto concerne il reinsediamento, gli Stati membri continuano a fornire assistenza ed accoglienza alle persone bisognose di protezione internazionale. Attualmente sono state reinsediate 13.968 persone su 22.504. Nel periodo di riferimento della relazione, ossia 8 dicembre 2016- 7 febbraio 2017, sono state reinsediate 913 persone dalla Giordania, dal Libano e dalla Turchia.I Paesi membri che hanno già rispettato i loro impegni, in termini di raggiungimento delle quote assegnate, sono la Finlandia, i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Svezia. Gli altri Paesi membri stanno proseguendo le azioni di reinsediamento (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Spagna, Svezia e Svizzera). Invece, altri purtroppo, continuano a non prendere in carico alcun migrante (così Cipro, Bulgaria, Ungheria, Croazia, ecc).
4. Conclusioni
I risultati della nona relazione della Commissione sui meccanismi di ricollocazione e reinsediamento, più che essere incoraggianti, sembrerebbero mostrare due orientamenti: il primo, “dinamico”, dei Paesi membri che anche con difficoltà e rallentamenti, sono decisamente coinvolti nel processo di ricollocazione e reinsediamento; il secondo, “indolente”, soprattutto dei Paesi dell’Europa dell’est. Ad oggi, infatti, incredibilmente vi sono dei Paesi che non hanno né ricollocato e né reinsediato alcun migrante. È evidente, come ha affermato il Commissario Avramopoulos, responsabile per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, che nell’Unione «manca la volontà politica, l’impegno e la perseveranza di tutti gli Stati membri».
Annalisa Geraci
Per saperne di più:
Scheda informativa ricollocazione e reinsediamento