1. Considerazioni introduttive. – Il 17 maggio 2018 si è tenuto a Sofia il Vertice Ue-Balcani occidentali tra i leader degli Stati membri dell’Unione europea e i capi di governo di Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Kosovo. L’appuntamento rappresenta un importante passo sulla strada dell’integrazione di questi paesi nell’Unione e quindi dell’allargamento del progetto europeo a quei paesi che pur facendo pienamente parte del territorio, della storia e della cultura dell’Europa sono ancora fuori dall’Ue. Anche se con qualche difficoltà, il processo di adesione dei sei paesi procede, sostenuto anche da altre iniziative come, su tutte, il c.d. Processo di Berlino, meccanismo multilaterale fermamente voluto dal Cancelliere tedesco Angela Merkel che organizzò il primo meeting nel 2014e che è composto dai rappresentanti di alto livello dei sei paesi del Balcani occidentali, dell’Unione europea, delle istituzioni finanziarie internazionali e di alcuni Stati membri dell’Ue particolarmente interessati al processo come Italia, Francia, Germania, Croazia, Slovenia e Austria. Peraltro il meeting quest’anno si terrà a Londra. In questi anni l’avvicinamento dei Balcani occidentali a Bruxelles non è stato semplice. Le diverse criticità e sfide che storicamente i sei paesi presentavano – e ancora presentano – hanno prodotto un rallentamento del ritmo della loro adesione. Circostanza questa rimarcata anche dal presidente della Commissione europea J.C. Juncker che, nei suoi Orientamenti politici – Un nuovo inizio per l’Europa. Il mio programma per l’occupazione, la crescita, l’equità e il cambiamento democratico presentati al Parlamento europeo il 15 luglio 2014, ha sostenuto che: «L’allargamento ha costituito indubbiamente una svolta epocale, che ha portato pace e stabilità nel nostro continente. Ora però l'Unione e i suoi cittadini devono "digerire" le 13 nuove adesioni degli ultimi dieci anni. Il processo di allargamento deve fermarsi temporaneamente per permetterci di consolidare i risultati ottenuti dall'UE-28. Per questo, durante la mia presidenza della Commissione, i negoziati in corso proseguiranno e i Balcani occidentali, in particolare, dovranno mantenere una prospettiva europea, ma non vi saranno altri allargamenti nei prossimi cinque anni».Questa stessa linea è stata successivamente confermata con il Discorso sullo Stato dell’Unione del 2017 in cui Juncker ha affermato che: «Se vogliamo che nel nostro vicinato regni maggiore stabilità, dobbiamo anche mantenere prospettive di allargamento credibili per i Balcani occidentali. È chiaro che non ci saranno altri allargamenti durante il mandato di questa Commissione e di questo Parlamento. Non ci sono candidati pronti», nella Comunicazione della Commissione Una prospettiva di allargamento credibile e un maggiore impegno dell’Ue per i Balcani occidentali (COM(2018) 65 final) presentata il 6 febbraio 2018 e nella recente Comunicazione 2018 sulla politica d’allargamento dell’Ue (COM(2018) 450 final) presentata il 14 aprile 2018.
2. La Dichiarazione di Sofia. – I leader dell’Ue e dei suoi Stati membri, al termine del summit, hanno adottato due documenti che dovranno rappresentare la base politica per un nuovo e più deciso slancio verso l’adesione all’Ue dei Balcani occidentali. La dichiarazione finale, a cui hanno aderito i sei paesi del Balcani occidentali, è composta da 17 punti e ad essa è allegato il Programma delle priorità di Sofia per l'UE e i Balcani occidentali. La Dichiarazione, tra i vari punti, ricorda che l’Unione è determinata ad aumentare il suo impegno per supportare la trasformazione politica e socio-economica della regione, continuando anche a erogare aiuti e assistenza di ogni tipo a patto che i paesi interessati attuino le riforme strutturali nei settori economico e politico-istituzionale e migliorino la tutela e la promozione dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto. Il documento rimarca l’importanza di continuare a sviluppare le relazioni di buon vicinato, la stabilità regionale e la cooperazione reciproca in un’area che fino a pochi anni fa è stata sconvolta da conflitti armati, crimini di guerra e contro l’umanità e tensioni continue e generalizzate. Inoltre l’Ue si impegna a rafforzare la connettività nella regione nei settori dei trasporti, dell’energia, delle relazioni sociali e nella sfera digitale e, a tal proposito, si propone di accelerare la transizione verso un’economia digitale e delle società ecosostenibili, sulla base anche di specifici accordi internazionali a partire dall’accordo di Parigi concluso nella 21aConferenza delle Parti. Altri punti fondamentali inclusi nel testo sono la stretta cooperazione nel contenimento dei flussi migratori, nella lotta al terrorismo, all’estremismo, alla radicalizzazione e al fenomeno dei foreign terrorist fighters e, infine, nel contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata, con particolare riferimento al traffico di esseri umani, droga e armi. Per concludere, di rilievo anche il passaggio sulla lotta alla disinformazione e ad altre minacce ibride con l’impegno di predisporre contromisure volte allo sviluppo della resilienza, della cybersecurity e della comunicazione strategica.
3. Il Programma delle priorità di Sofia per l'UE e i Balcani occidentali. – Come si accennava in precedenza, alla Dichiarazione di Sofia è allegato un programma più dettagliato di impegni almeno per i prossimi due anni. Si ricorda, infatti, che nel 2020 il nuovo vertice Ue-Balcani occidentali si terrà in Croazia e in quell’appuntamento si farà il punto della situazione sullo stato di attuazione dei punti concordati a Sofia e sul più generale processo di adesione dei sei paesi all’Unione e si definiranno gli impegni per i successivi anni. Il Programma delle priorità di Sofia individua sei macro-aree da sostenere. La prima è il supporto allo Stato di diritto e alla buona governance, ad esempio fornendo un sostegno ai Balcani occidentali mobilitando il Fondo europeo per la democrazia a favore dell'indipendenza e del pluralismo dei mezzi di comunicazione e della società civile e dando maggiore appoggio alla riforma del sistema giudiziario e agli sforzi nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. La seconda macro-area riguarda l'impegno sulla sicurezza e la migrazione, tra cui l’irrobustimento della cooperazione in materia di gestione della migrazione e delle frontiere, l’intensificazione della collaborazione in materia di lotta contro il terrorismo e la creazione di una task-force interagenzie dell'Ue nel settore Giustizia e Affari interni posta sotto il coordinamento della Commissione europea. La terza macro-area è attinente al sostegno ai processi di sviluppo socioeconomico, con particolare attenzione verso i giovani. Per questo è in programma il raddoppio del finanziamento del programma Erasmus+ per la regione, la creazione di un "laboratorio per i giovani dei Balcani occidentali" entro la fine dell’anno e l’introduzione di un programma di mobilità intraregionale. La quarta macro-area fa riferimento al potenziamento della connettività nella regione e tra la regione e l’Ue nella sua globalità. Per questo le priorità, tra le altre, dovrebbero essere il varo di un nuovo pacchetto di progetti di connettività (da finanziare con sovvenzioni europee) come ad esempio la c.d. “autostrada blu” e la c.d. “autostrada della” (Nis-Pristina), l’estensione dell’Unione dell’energia ai Balcani occidentali e il completamento del mercato regionale dell’energia elettrica nei Balcani occidentali. La quinta macro-area riguarda l’istituzione di un’agenda digitale per i Balcani occidentali che preveda anche un consistente pacchetto di assistenza tecnica per l’individuazione di potenziali investimenti digitali, compresa la banda larga. Infine, la sesta macro-area prioritaria attiene al sostegno alla riconciliazione e alle relazioni di buon vicinato nei Balcani occidentali, da questo punto di vista una regione complessa che vive situazione ancora precarie. Per questo è importante lottare contro l’impunità attraverso il supporto al meccanismo per i tribunali internazionali e alle sezioni specializzate per il Kosovo mediate EULEX o, ad esempio, integrare i sei paesi nel programma Creative Europe dell’Ue.
4. Considerazioni conclusive. – Con il Vertice di Sofia si può dire che è stato fatto un ulteriore passo in avanti verso l’integrazione dei Balcani occidentali nell’Ue. Le criticità sono ancora tante, come peraltro testimoniato peraltro dalla recente Comunicazione 2018 sulla politica d’allargamento dell’Ue presentata dalla Commissione un mese fa e che presenta i risultati della valutazione complessiva e per ogni paese compiuta dall’Unione del percorso di avvicinamento all’adesione. I sei paesi dei Balcani occidentali (e la Turchia) sono ancora relativamente lontani nel corretto e soddisfacente adeguamento delle loro situazioni interne per poter sperare di aderire nel breve periodo all’Unione. Le riforme strutturali nei settori strategici dello Stato, dell’economia, della pubblica amministrazione, della buona governance e del rispetto dei diritti umani, dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali devono ancora essere intraprese o nel migliore dei casi portate a termine. Raggiunto quell’obiettivo saranno soddisfatti i c.d. “criteri di Copenaghen” previsti anche dall’art. 49 TUE per l’ufficiale adesione: (a) criterio politico, ossia istituzioni stabili che garantiscano democrazia, Stato di diritto, diritti dell’uomo, rispetto e tutela delle minoranze; (b) criterio economico, cioè un’economia di mercato funzionante; (c) criterio dell’acquis dell’Ue, ossia l’impegno degli Stati aderenti di accettare gli obblighi derivanti dalla membership europea. Per quanto riguarda la Dichiarazione di Sofia e le relative priorità, si sarebbe forse potuto fare un richiamo alle strategie macroregionali dell’Ue che in vario modo riguardano i Balcani occidentali, cioè le strategie danubiana (COM(2010) 715 definitivo), adriatico-ionica (COM(2014) 357 final) e alpina (COM(2015) 366 final). Questi sono strumenti pensati dall’Ue e varati per la prima volta nel 2009 con la strategia per la regione baltica (COM(2009) 248 definitivo) che hanno l’obiettivo di spingere gli Stati membri dell’Ue e i paesi terzi limitrofi che condividono un asset naturale (mare, catena montuosa, fiume, lago, etc.) a cooperare e mettere insieme risorse, mezzi e politiche per rispondere a sfide comuni e raggiungere obiettivi condivisi. Questi quadri globali di cooperazione funzionale potrebbero contribuire fattivamente al raggiungimento dei risultati richiesti per perfezionare il processo di adesione all’Ue dei Balcani occidentali e quindi avrebbero potuto trovare uno spazio nella Dichiarazione di Sofia.
Luigi D’Ettorre