La seconda relazione della Commissione sul “Nuovo quadro di partenariato con i Paesi terzi” ha evidenziato i primi progressi compiuti nei paesi individuati come prioritari (Niger, Nigeria, Mali, Etiopia e Senegal).Il quadro di partenariato ha in parte prodotto i suoi primi risultati in termini di riduzione dei flussi di migranti e di aumento del numero di arresti dei trafficanti. Tuttavia è ancora lungo il “cammino” verso una cooperazione diretta al perseguimento di effetti sostenibili nel lungo periodo. Infatti, la stessa Commissione europea ha osservato che le potenzialità del nuovo quadro di partenariato «non sono ancora state sfruttate per intero».
I principali problemi riscontrati dalla seconda relazione concernono, in primo luogo, lo scarso coordinamento, nel quadro di partenariato, dei settori quali il commercio, l’energia, l’agricoltura e l’istruzione; in secondo luogo, il difficile potenziamento e mantenimento dell’impegno di ciascuno Stato membro.Pertanto, il partenariato con i Paesi terzi richiederà in futuro una collaborazione e un impegno costanti per combattere le cause profonde della migrazione irregolare. A seguire una breve panoramica dei progressi compiuti nei 5 Paesi terzi prioritari per l’Unione.
Niger
Questo Paese sta portando avanti un programma di lotta al traffico di migranti per ridurre i flussi irregolari. In particolare, negli ultimi due mesi si sono registrati, da un lato, la riduzione dei flussi di migranti che attraversano il Sahara, da 70.000 ai 1.500 e, dall’altro, l’arresto di 102 trafficanti.Il percorso è certamente lungo, ma la cooperazione con questo Paese sta producendo i suoi primi risultati, le prossime azioni prefigurate dalla Commissione saranno indirizzate alla prosecuzione delle attività di contrasto al traffico di migranti, e alla stesura di un piano d'azione a lungo termine per offrire una alternativa sostenibile alle popolazioni interessate dal fenomeno migratorio.
Nigeria
La Nigeria è il paese prioritario con il quale l’Unione lavora meglio in materia di riammissione. Nel 2016, infatti, sono stati rimpatriati quasi 2.000 nigeriani che soggiornavano irregolarmente nell'UE.Per quanto riguarda il Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa, i progetti approvati attualmente in tale Paese sono cinque, questi riguardano principalmente il nordest della Nigeria e interessano 280.000 persone (sfollati interni, rimpatriati e comunità di accoglienza). Tali progetti sono stati avviati per offrire e migliorare le opportunità, sia a livello economico che a livello sociale, alle comunità nigeriane. Inoltre, in preparazione, vi sono ulteriori tre progetti dedicati al rimpatrio e al reinserimento dei migranti irregolari.
Senegal
Il Senegal solo ultimamente sembra essere disponibile ad una più stretta collaborazione, ad oggi infatti pochissimi senegalesi in posizione irregolare sono stati riammessi in Senegal.A livello finanziario, sempre nell’ambito del Fondo fiduciario, sono stati avviati dei progetti per favorire la creazione di posti di lavoro, soprattutto attraverso il sostegno economico rivolto alle imprese e alle aziende agricole locali. Ulteriori progetti sono in fase di elaborazione, da un lato, per incoraggiare il reinsediamento di 3.000 senegalesi e, dall’altro, per creare nuove opportunità economiche e sfavorire il fenomeno della migrazione ed in particolare quella illegale.
Mali
In Mali, come in Senegal, si registrano i più bassi tassi di rimpatri. Dall’inizio dell’anno, infatti, solo 119 migranti sono stati rimpatriati. Tuttavia, il problema principale risiede nell’eterogenea procedura di rimpatrio fornita dai consolati dei vari Paesi membri. Per risolvere tali difficoltà, il Mali e l’Unione hanno stabilito dei procedimenti standard per agevolare il rimpatrio dei maliani che soggiornano irregolarmente nell'Unione.
EtiopiaIl Paese vive attualmente una forte instabilità interna e anche per tale ragione, in materia di rimpatrio e di riammissione, i risultati sono fortemente deludenti. Dall’inizio dell’anno, sono rientrati in patria solo 172 etiopi che soggiornavano irregolarmente nell’UE. La Commissione, pertanto, ha auspicato quali ulteriori tappe il rafforzamento del dialogo fra UE ed Etiopia e delle azioni di rimpatrio e riammissione.Considerazioni finali
Nella seconda relazione della Commissione, sul nuovo quadro di partenariato con i Paesi terzi, sono emerse diverse difficoltà di gestione interne ed esterne all’Unione. Le prime attengono soprattutto alla differente gestione amministrativa delle attività di rimpatrio e di riammissione da parte di ciascuno Stato membro. Queste, di fatto, rallentano notevolmente i processi di ritorno dei migranti irregolari nei loro Paesi di origine. Le seconde, ossia le problematicità esterne, riguardano i Paesi terzi ed i loro particolari contesti politici, economici, sociali e climatici che inevitabilmente, anche se non totalmente, rallentano le attività di collaborazione e cooperazione con l’Unione europea.In definitiva è ancora molto lontano un quadro di partenariato efficace e realmente collaborativo. Occorre innanzitutto “portare a regime” i Paesi maggiormente cooperativi come il Niger e la Nigeria. Negli altri Paesi terzi, invece, un impegno costante è necessario per raggiungere nell’immediato i primi risultati nelle azioni di rimpatrio e riammissione e, in un ottica di lungo termine, individuare i sistemi più consoni per migliorare ed incrementare le opportunità economiche per le comunità interessate.Questo processo necessita un impegno costante e globale da parte di tutti (dell’Unione e dei Paesi terzi). Ma altrettanto essenziale è la responsabilità di ciascuno Stato membro sul piano nazionale e diplomatico.
Annalisa Geraci
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