1. Cenni introduttivi. – Il 20 settembre 2016 si è svolto a Bruxelles il primo Consiglio Affari generali sotto il semestre di presidenza della Slovacchia (1° luglio – 31 dicembre 2016). A presiederlo è stato Ivan Korčok, Segretario di Stato del Ministero degli affari esteri ed europei della Repubblica slovacca. Per l’Italia ha partecipato Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli affari europei. Per il Regno Unito David Jones, che ricopre la carica significativa di Ministro presso il dipartimento che si occupa dell’uscita del suo paese dall’UE.I temi all’ordine del giorno sono stati diversi e di estrema rilevanza. Tra i più significativi in questa sede ci pare opportuno segnalare le conclusioni adottate senza dibattito riguardanti la lotta al terrorismo, l’accordo fiscale con Andorra, il seguito della domanda di adesione della Bosnia-Erzegovina all’UE e, infine, la produttività e la competitività degli Stati membri dell’eurozona.
2. Rafforzamento degli strumenti unionali per la lotta al terrorismo. – Per ciò che concerne la lotta al terrorismo, il Consiglio ha segnato un passaggio importante e per certi versi storico per la “politica estera” dell’Unione europea, in quanto ha adottato per la prima volta di un quadro legale per l’imposizione di un regime sanzionatorio autonomo nei confronti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL)/ Dàesh. Infatti ha approvato la Decisione (PESC) 2016/1693 concernente misure restrittive nei confronti dell’ISIL (Dàesh) e di Al Qaeda e di persone, gruppi, imprese ed entità a essi associati (che abroga la precedente posizione comune 2002/402/PESC).Le sanzioni riguarderanno prevalentemente il divieto di viaggio e di transito nel o dal territorio dell’UE e il congelamento di tutti i fondi, le attività finanziarie e le risorse economiche degli individui o entità collettive che (a) partecipano al finanziamento, alla programmazione, all’agevolazione, alla preparazione o all’esecuzione di atti o attività da parte di, in collegamento con, con il nome di, per conto di o a sostegno di; b) forniscono, vendono o trasferiscono armi e materiale connesso a; c) reclutano per o sostengono in altro modo atti o attività di Al Qaeda, ISIL (Dàesh) o qualsiasi loro cellula, affiliato, ala scissionista o emanazione; oppure d) sono controllate, in modo diretto o indiretto, da qualsiasi persona, gruppo, impresa o entità associati a queste organizzazioni, o che le sostengono in altro modo, e che figurano nell’elenco delle sanzioni sull'ISIL (Dàesh) e su Al Qaeda (art. 2 Dec.).
3. La lotta all’evasione fiscale segna un punto a proprio favore. – Per quanto riguarda l’accordo fiscale con il Principato di Andorra, il Consiglio lo ha concluso dopo che esso era stato firmato il 12 febbraio 2016. Il taxation agreement, affrontando una problematica annosa connessa alle caratteristiche normative del piccolo Stato pirenaico, permetterà di migliorare la conformità fiscale da parte dei risparmiatori privati e reprimere l’evasione fiscale, imponendo agli Stati membri dell’UE e ad Andorra di scambiare automaticamente le informazioni. Questa decisione aggiorna un accordo del 2004 che obbligava Andorra ad applicare misure equivalenti a quelle previste dalla Direttiva 2003/48/CE sulla tassazione dei redditi da risparmio e porterà ad estendere lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari al fine di evitare che i contribuenti nascondano capitali sotto forma di reddito o di beni per i quali non sono state pagate le imposte dovute.
4. Sarajevo un po’ meno lontana da Bruxelles. – Di rilievo, come anticipato, anche le conclusioni adottate dai ministri degli Stati membri riguardo il processo di adesione all’Unione europea della Bosnia-Erzegovina. Le conclusioni seguono la presentazione della domanda di adesione all’UE da parte del presidente di turno della presidenza del paese balcanico Dragan Čović il 15 febbraio di quest’anno e che, in linea con i trattati, ha portato il Consiglio ad attivare la procedura prevista dall’art. 49 del trattato sull’Unione europea. A questo punto la Commissione è invitata a presentare il suo parere. Nel documento consiliare si ribadisce l’interesse strategico dell’UE per ulteriori futuri allargamenti, a maggior ragione verso un’area strategica da molti punti di vista come quella dei Balcani occidentali, e si ricorda l’importanza che rivestono gli sforzi dei paesi richiedenti l’adesione nel rispettare i c.d. “criteri di Copenaghen” e le clausole di condizionalità del processo di stabilizzazione e associazione. Questo vuol dire che il paese candidato, nel caso in commento la Bosnia-Erzegovina, deve attuare tutti gli sforzi del caso per realizzare l’agenda di riforme per allineare il più possibile i propri standard a quelli dell’UE, in special modo nei settori socio-economici, dello Stato di diritto e della pubblica amministrazione. A tal proposito, nelle sue conclusioni, il Consiglio invita la Commissione a presentare ulteriori relazioni sull’attuazione di tale agenda e, al momento della preparazione del suo parere, di tenere in debita considerazione la sentenza Sejdić-Finci v. Bosnia-Erzegovina emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2009 relativa a un caso di violazione dell’art. 14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) in combinato disposto con l’art. 3 del protocollo n. 1 (Diritto a libere elezioni) e con l’art. 1 del protocollo n. 12 (Divieto generale di discriminazione) [1].
5. Rilancio della produttività partendo da comitati nazionali ad hoc. – Infine, l’ultimo punto approvato senza ulteriori discussioni dai ministri europei ha riguardato la competitività e la produttività delle economie degli Stati membri della zona euro. Infatti il Consiglio ha formulato una raccomandazione che invita questo gruppo di Stati a istituire dei comitati nazionali per la produttività (national productivity boards nella versione in inglese, conseils nationaux de la productivité in francese, consejos nacionales de productividad nella traduzione spagnola) che avranno il compito di analizzare gli sviluppi e le politiche che possono avere effetti positivi sulla produttività e sulla competitività, fornire delle analisi e degli studi indipendenti e rinforzare il dialogo politico a livello nazionale. I comitati dovranno agire pubblicamente e divulgare i loro studi e tutti i prodotti conseguiti a seguito di analisi e, inoltre, dovranno impegnarsi nella presentazione di un report annuale sull’attività svolta e i risultati raggiunti.L’obiettivo alla base di questa proposta è contribuire ad aiutare a sostenere quelle riforme finalizzate a raggiungere la crescita economica sostenibile e la convergenza. Il Consiglio concorda con la “diagnosi” globalmente accettata per cui questi ultimi due obiettivi in larga parte non sono attualmente centrati da una parte per motivi strutturali, ossia per il calo generale della produttività dei fattori della produzione, dall’altra parte per motivi congiunturali (anche se, in realtà, sembrano sempre più strutturali anch’essi), cioè il declino degli investimenti a partire dal 2008. Proprio per questo, nell’esame fatto dall’UE, in futuro la crescita economica dipenderà sempre di più dall’aumento della produttività, il che richiede politiche equilibrate finalizzate a supportare l’innovazione, la crescita delle competenze, la riduzione delle rigidità nei mercati del lavoro e dei prodotti e una migliore allocazione delle risorse.Nella raccomandazione si invitano gli Stati dell'UE non facenti parte dell’eurozona ad istituire o identificare organismi simili e si sottolinea il fatto che l’elaborazione e la futura attuazione dei suoi contenuti rispetteranno il ruolo delle parti sociali e valorizzeranno il vertice sociale trilaterale per la crescita e l’occupazione (art. 152 TFUE) e il diritto di negoziazione e di azioni collettive dei lavoratori e dei datori di lavoro (art. 28 Carta dei diritti fondamentali dell’UE).La raccomandazione è parte del pacchetto di misure deliberato dalla Commissione nell’ottobre 2015 che danno sostanza alla cosiddetta Relazione dei cinque presidenti Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa presentata il 22 giugno 2015 e approvata dal Consiglio europeo del 28 giugno 2016 [2]. Ora gli Stati membri interessati hanno 18 mesi di tempo per attuarne i principi e quindi predisporre il quadro completo per l’istituzione e la messa in funzione dei comitati nazionali per la produttività.
[1] I fatti, inizialmente riguardanti due casi (27996/06 e 34836/06) poi riuniti, riguardavano due cittadini bosniaci, uno di etnia rom, Dervo Sejdić, e l’altro ebreo, Jakob Finci, che hanno presentato ricorso lamentando una discriminazione nel campo dei diritti politici, precisamente le parti della Costituzione bosniaca del 1995, adottata nel quadro degli accordi di Dayton che posero fine alla guerra del 1992-1995, che riconosceva una ripartizione del potere politico alle sole etnie bosgnacca (bosniaci musulmani), serbo-bosniaca e croato-bosniaca, escludendo, di fatto e di diritto, le altrettante minoranze ebraica e rom. La Corte di Strasburgo ha dato ragione ai ricorrenti, sollecitando il governo di Sarajevo a una revisione della Costituzione e della legge elettorale.
[2] Tale documento è stato elaborato da J.-C. Juncker, presidente della Commissione, in stretta collaborazione con D. Tusk, J. Dijsselbloem, M. Draghi e M. Schulz, rispettivamente presidenti di Consiglio europeo, Eurogruppo, Banca centrale europea e Parlamento europeo. Le linee di sviluppo di questo che dovrebbe (o avrebbe dovuto essere?) l’intervento concordato e strutturato delle istituzioni dell’UE per contribuire al rilancio dell’economia complessiva dell’Unione e dei suoi Stati membri, seguono cinque direzioni: (a) la natura di un’Unione economica e monetaria profonda, autentica ed equa, (b) la realizzazione dell’Unione economica per concretizzare gli obiettivi di convergenza, prosperità e coesione sociale, (c) la realizzazione dell’Unione finanziaria per avere finanze integrate e quindi un’economia maggiormente integrata, (d) la creazione di un’Unione di bilancio, per politiche di bilancio solide e integrate, (e) la concretizzazione di un controllo democratico che sappia aumentare la legittimità e il rafforzamento istituzionale, contribuendo a ridare fiducia ai cittadini nell’UE e nella sua capacità di risolvere i problemi. Per consultare la relazione completa si veda al seguente link: https://ec.europa.eu/priorities/sites/beta-political/files/5-presidents-report_it.pdf
Luigi D'Ettorre