Il 23-24 novembre si è svolto a Bruxelles il Consiglio istruzione, gioventù, cultura e sport presieduto dai ministri competenti in materia del Granducato di Lussemburgo.
1. Gioventù. – I ministri hanno adottato la relazione congiunta 2015 sull’attuazione del quadro normativo rinnovato per la cooperazione europea nel campo della gioventù. Questo rapporto traccia un bilancio, evidenziando gli eventuali progressi compiuti nel settore in parola, dell’attuazione del quadro di cooperazione del periodo 2013-2015. La valutazione è basata sull’esame della situazione della popolazione giovanile e sulle policies adottate a livello dell’UE e dei singoli Stati membri. Inoltre viene presa in considerazione l’implementazione del dialogo strutturato con la popolazione giovanile e vengono formulate proposte, raccomandazioni e priorità per i successivi tre anni (2016-2018).
Il documento sottolinea che la principale priorità rimane l’occupazione e l’occupabilità dei giovani e che a tal fine vanno sostenuti e valorizzati strumenti specifici come, ad esempio, il Fondo sociale europeo, la Youth Employment Initiative e il programma Erasmus+. I ministri hanno convenuto che le priorità per il prossimo ciclo di lavoro dovranno essere una maggiore inclusione sociale dei giovani, un rafforzamento della partecipazione dei giovani alla vita democratica e civica dell’Europa e una più facile transizione dal periodo scolastico/universitario a quello lavorativo, in particolare attraverso una migliore integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Altri temi centrali sono il rischio di marginalizzazione dei giovani, la questione dei NEETs e i giovani che provengono da contesti di migrazione, tra cui i giovani migranti e rifugiati.
Un’altra risoluzione adottata dal Consiglio e strettamente connessa alla relazione di cui prima ha riguardato il nuovo Piano di lavoro per i giovani dell’UE per il triennio 2016-2018. Il suo obiettivo di fondo è affrontare efficacemente e prontamente la disoccupazione giovanile e le conseguenze della crisi economica su questa particolare fascia di popolazione e le sei priorità individuate per il futuro sono l’inclusione sociale dei giovani, la partecipazione dei giovani alla vita democratica e civica, la transizione dall’età giovanile a quella adulta, il sostegno alla salute e al benessere dei giovani, le sfide e le opportunità dell’era digitale, la risposta alle opportunità e alle problematiche connesse al crescente numero di giovani migranti e profughi nell’UE. La raccomandazione, tra l’altro, è che questi temi vengano portati avanti in maniera integrata e intersettoriale sia nella prospettiva degli obiettivi della Strategia Europa 2020 sia in quella dei vari semestri di presidenza del Consiglio che si susseguiranno nel triennio considerato.
Il Consiglio, inoltre, ha adottato una risoluzione sul miglioramento della partecipazione politica dei giovani nella vita democratica dell’Europa invitando gli Stati membri dell’Unione a sviluppare strategie e programmi nazionali, regionali e locali per aumentare il coinvolgimento politico della popolazione giovanile, in special modo quella più sfavorita e con meno opportunità. Oltre agli obiettivi più strettamente collegati a questa visione, il ragionamento che fa da sfondo a tutto questo approccio è che la partecipazione politica e la cittadinanza attiva possono prevenire la marginalizzazione, l’intolleranza e il radicalismo, temi quanto mai attuali in questi giorni. Uno degli strumenti per realizzare quanto detto è senz’altro il dialogo strutturato con le organizzazioni giovanili degli Stati membri e con la Conferenza dei giovani dell’UE che può aumentare l’incidenza dei giovani e delle loro istanze nel processo decisionale dell’Unione. A tal proposito la Presidenza del Consiglio ha ricordato che la priorità tematica generale del dialogo strutturato per il periodo 1° gennaio 2016-30 giugno 2017 sarà “Enabling all young people to engage in a diverse, connected and inclusive Europe – Ready for Life, Ready for Society” che sarà centrale anche nei programmi e nell’azione dei semestri di Presidenza del Consiglio del prossimo trio, come è stato ribadito anche dalla presidenza entrante dei Paesi Bassi (1° gennaio – 30 giugno 2016) la quale ha inserito fra le proprie priorità programmatiche questo e altri temi specifici in materia giovanile.
I ministri sono stati impegnati anche nella discussione sul ruolo della politica giovanile e del lavoro giovanile nell’affrontare meglio le sfide dovute ai crescenti flussi migratori. Questa dimensione acquisisce una chiara importanza se si considerano i numeri forniti da Eurostat che mostrano come l’81% dei 689mila richiedenti asilo nei Paesi dell’UE quest’anno (fino ad agosto) aveva un’età inferiore ai 35 anni e più della metà (circa il 55%) tra i 18 e i 34 anni. Le principali conclusioni a cui sono arrivati i ministri dopo un ampio dibattito hanno riguardato il bisogno di un approccio integrato in questo campo in cui vengano coinvolti tutti i settori rilevanti (istruzione, occupazione, cultura e sport) e in cui si fornisca il necessario sostegno ai genitori dei giovani; favorire l’occupazione e il lavoro dei giovani come viatico per l’inclusione e la comprensione interculturale tra popolazioni locali e migranti (coinvolgendo in questo processo anche i volontari e i giovani migranti); la sistematica promozione dei valori europei (ex art. 2 TUE) ad esempio attraverso l’educazione alla cittadinanza allo scopo di evitare l’intolleranza e il radicalismo; l’attuazione del Piano di lavoro per i giovani dell’UE che ricopre un ruolo strategico nel coordinamento delle azioni degli Stati membri in materia; fare un migliore uso del programma Erasmus+.
2. Istruzione. – Il dibattito e le decisioni adottate nel campo dell’istruzione sono stati introdotti dal minuto di silenzio in onore delle vittime degli attacchi terroristici che hanno colpito Parigi e le successive dichiarazioni di solidarietà dei ministri presenti al meeting. Sebbene la maggior parte dei ministri abbia riconosciuto l’importanza dell’istruzione nel prevenire l’esclusione e il radicalismo – concause del passaggio di diversi giovani nel campo del terrorismo – diversi ministri hanno sostenuto che la risposta deve interessare anche altri settori come, ad esempio, l’occupazione lavorativa e gli aspetti culturali. A tal proposito è stata ribadita la rilevanza della dichiarazione di Parigi del 17 marzo 2015, subito successiva agli attentati contro Charlie Hebdo, sulla promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso proprio l’istruzione. Per la delegazione francese, strumentali a questo fine, rimangono strategici i programmi quali Erasmus+ e il quadro della cooperazione europea nell’istruzione e nella formazione (ET2020), mentre la Commissione da una parte ha richiamato il ruolo chiave che l’istruzione e il settore della gioventù svolgono nella promozione dei valori europei, che è stato sancito nella sua comunicazione relativa all’Agenda europea per la sicurezza, e dall’altro ha annunciato che lancerà nei prossimi giorni, nel quadro di Erasmus+, una specifica call con un budget di 3 milioni di EUR.
Altro tema di un certo rilievo ha riguardato le nuove priorità per la cooperazione europea nell’istruzione e nella formazione (ET2020). Nello specifico il Consiglio ha adottato la relazione congiunta 2015 del Consiglio e della Commissione sull’attuazione del quadro strategico per la cooperazione europea nel campo dell’istruzione e della formazione. ET2020, quindi, rappresenta lo strumento al servizio degli Stati membri per modernizzare i loro sistemi di istruzione e formazione entro il 2020, quindi nella cornice determinata dalla Strategia Europa 2020. Per i prossimi cinque anni ET2020 svilupperà sei nuove aree prioritarie (o settori prioritari di intervento) con lo scopo di garantire che i sistemi di istruzione e formazione promuovano l’occupabilità, le abilità e l’innovazione; di accrescere la mobilità e l’equità sociale; di aiutare a prevenire il radicalismo; di sviluppare i valori democratici e la cittadinanza attiva. Anche in vista di questi obiettivi, la Commissione ha raccomandato di fare un migliore uso degli strumenti finanziari dell’Unione, come Erasmus+ e i Fondi strutturali e di investimento europei.
Il Consiglio ha anche adottato delle conclusioni sul contenimento del fenomeno dell’abbandono scolastico e la promozione di un percorso scolastico di successo. In esse c’è l’invito, formulato agli Stati membri, di fare un migliore uso delle opportunità di finanziamento offerte dagli strumenti dell’UE, in primis i già citati Erasmus+ e i Fondi strutturali e di investimento europei. Sono stati anche messi in luce i progressi che comunque sono stati compiuti negli ultimi cinque anni, periodo in cui l’abbandono precoce degli studi è passato dal 14.2% del 2009 all’11.1% del 2014 (l’obiettivo fissato dalla Strategia Europa 2020 è del 10%). Purtroppo permangono significative discrepanze tra e nei vari Stati membri. Come è stato evidenziato, l’abbandono scolastico è una questione di una certa gravità in quanto da un lato penalizza il soggetto coinvolto, nel campo lavorativo, sociale, delle opportunità, etc., sia la collettività in generale, dato che si registrano degli alti costi economici e sociali a cui fare fronte.
Un particolare focus è stato fatto sulla dimensione dell’istruzione connessa al fenomeno dell’immigrazione, anche e soprattutto recente. Per questo per i ministri è necessario garantire l’effettivo insegnamento della o delle lingue del Paese ospitante, promuovere i valori comuni europei a tutti i livelli dell’istruzione, evitare la concentrazione geografica dei migranti, preparare gli insegnati e i formatori alla diversità multiculturale nell’ambiente dell’insegnamento e infine aumentare lo scambio delle migliori pratiche tra tutti gli Stati membri. La presidenza entrante dei Paesi Bassi ha anticipato che tra i principali obiettivi del suo semestre nel campo dell’istruzione ci sarà il contributo che potrà fornire quest’ultima alla creazione di posti di lavoro e crescita economica nel quadro della New Agenda for Skills.
3. Cultura. – I ministri competenti ratione materiae hanno affrontato il dibattito e preso delle decisioni su come rafforzare l’azione dell’UE sulla scena internazionale nel settore della cultura. Le direttrici intorno a cui farlo sono diverse e la prima attiene la cultura nelle relazioni esterne dell’Unione. Le conclusioni adottate dal Consiglio in tal senso pongono al centro la cooperazione allo sviluppo e come la cultura può rinforzare le politiche di quest’ultima attraverso una più profonda partnership e una crescente coerenza tra le diverse aree. Ad esempio viene sottolineato come i settori culturali e creativi possono contribuire a raggiungere alcuni obiettivi legati alla cooperazione allo sviluppo oppure come il rispetto della diversità culturale è un importante elemento per la prevenzione dei conflitti o per le transizioni nelle situazioni successive a un conflitto. Il Consiglio, poi, ha chiesto alla Commissione e all’Alto rappresentante di presentare un approccio strategico alla cultura nelle relazioni esterne dell’UE tenendo presente alcune odierne sfide cruciali come la crisi migratoria, il radicalismo, la montante xenofobia, la distruzione e il traffico illegale del beni e del patrimonio culturale nelle zone di conflitto come Iraq e Siria.
I ministri hanno anche approvato delle conclusioni per rafforzare il dialogo interculturale nel quadro del Work Plan for Culture per il periodo 2015-2018 (che fissa le priorità per la cooperazione culturale tra Stati membri) ed esse vanno a collocarsi nella più ampia strategia richiesta dal Consiglio europeo per l’ottobre 2015 allo scopo di affrontare le crisi migratorie e dei rifugiati. Le conclusioni, inoltre, hanno sollecitato l’organizzazione di una serie di riunioni di esperti dei vari Paesi UE che dovranno esaminare come la cultura e le arti possano contribuire a un’integrazione positiva e di successo dei migranti e dei rifugiati arrivati in Europa.
Altro tema di una certa importanza e delicatezza è la protezione del patrimonio culturale nelle zone di guerra e quale ruolo può svolgere l’UE in tal senso. Dall’inizio del conflitto in Siria (2011) sono stati distrutti, saccheggiati o gravemente danneggiati tra i 300 e i 900 monumenti o siti archeologici, mentre il commercio illegale di beni culturali rappresenta attualmente la seconda più importante fonte di finanziamento per Daesh (o c.d. “Stato Islamico”). I ministri hanno concordato che l’attenzione dovrebbe essere concentrata su determinate azioni quali un approccio strategico e trasversale che miri a integrare la cultura nelle relazioni esterne dell’UE, la promozione della consapevolezza del valore del patrimonio culturale e della diversità culturale, l’aumento dello scambio di informazioni tra gli Stati membri sul saccheggio e sui beni culturali trafficati, il rafforzamento della cooperazione tra Stati membri a tutti i livelli che coinvolga le dogane, le forze di polizia, i servizi dell’azione esterna, i musei e l’Interpol, la revisione delle parti della legislazione UE del settore per introdurre controlli rinforzati e sanzioni più severe, la cooperazione con la popolazione locale per la protezione e la documentazione del patrimonio che insiste sul loro territorio e infine il restauro dei beni culturali distrutti o gravemente danneggiati attraverso le nuove tecnologie come le stampanti 3D, le immagini 3D e la digitalizzazione. La Presidenza del Consiglio ha suggerito alla Commissione di istituire l’Anno europeo del patrimonio culturale e un programma per spiegare e far conoscere il patrimonio culturale europeo ai giovani. La dimensione propositiva del Consiglio, tuttavia, sembra insufficiente e lacunosa e avrebbe potuto, ad esempio, tenere in considerazione la proposta formulata dall’Italia in occasione della 70a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla creazione dei c.d. “Caschi blu della cultura” proposta accettata e approvata dal Consiglio direttivo dell’Unesco.
Infine di notevole interesse è anche il tema, trasversale e intersettoriale, della digitalizzazione del patrimonio culturale e in questo ambito i ministri hanno convenuto che tale attività, l’accessibilità online del materiale culturale e la conservazione digitale sono essenziali per valorizzare il patrimonio culturale, ispirare la creazione di contenuti e incoraggiare nuovi servizi online; deve essere riservata una speciale attenzione alla piattaforma Europeana fondamentale per l’accesso e la conoscenza del patrimonio culturale degli Stati membri, anche se è stato fatto notare che rimangono ancora aperte delle questioni relative agli obiettivi, alla governance e al finanziamento di questo innovativo strumento.
4. Sport. – L’ultimo grande capitolo del meeting del Consiglio ha riguardato lo sport. Nella fattispecie la conclusione più significativa adottata dai ministri è stata quella relativa al rinnovo dei rappresentanti dell’Unione Europea all’interno della Foundation Board della World Anti-Doping Agency (WADA) e la posizione da adottare in occasione delle sue riunioni. Infatti, sulla base di accordi specifici dell’Unione, gli Stati membri coordinano la loro azione per parlare con una voce sola nei meetings dell’Agenzia in cui la posizione dell’UE è portata avanti da rappresentanti di tre Stati membri (un rappresentante del trio in corso, uno del trio successivo e un ministero esperto). Le conclusioni adottate in questo Consiglio si sono poste l’obiettivo di migliorare gli accordi di coordinamento per superare alcuni problemi pratici che si sono riscontrati negli ultimi tre anni e avere la forza di parlare con una voce più forte e esercitare una maggiore influenza sulle decisioni e le misure della WADA. Il contesto in cui è maturata la discussione tra i ministri è stato quantomeno particolare, in quanto poche settimane prima si era registrata la forte presa di posizione dell’Agenzia stessa contro la Federazione Russa per lo scandalo degli atleti dopati e il presunto “doping di Stato” attuato da Mosca.
Altre conclusioni adottate dal Consiglio hanno riguardato la promozione delle abilità motorie e delle attività sportive e fisiche per i bambini invitando gli Stati membri ad aumentare la consapevolezza dei benefici di una regolare attività fisica fin dalla giovanissima età e attuare politiche intersettoriali tenendo presente i settori dell’istruzione, della gioventù e della salute incoraggiando, tra l’altro, uno stile di vita attivo e non sedentario. La Commissione ha evidenziato che sta già finanziando circa 30 progetti nel campo delle attività volte al miglioramento della salute psico-fisica con un budget complessivo di quasi 10 milioni EUR.
Inoltre i ministri competenti hanno discusso anche del contributo che lo sport e le attività fisiche possono fornire sia nell’integrazione dei migranti, soprattutto bambini e giovani, sia nella lotta alla xenofobia, all’intolleranza e all’emarginazione. Il Consiglio, infine, ha preso nota delle informazioni fornite dalla Commissione sulla Settimana europea dello sport tenutasi il 7-13 settembre 2015 organizzata con l’obiettivo di contribuire ad aumentare la consapevolezza pubblica a livello europeo sui benefici dello sport e l’attività fisica. La stessa Commissione ha esposto le linee guida generali per l’edizione del 2016.
Luigi D’Ettorre