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Consiglio Giustizia e Affari Interni: al centro liberalizzazione dei visti e immigrazione – 20 maggio 2016 (28.05.2016)

20 October 2019
Categoria: Giustizia e affari interni,

Il 20 maggio 2016 i Ministri degli Affari interni e della Giustizia degli Stati membri dell’Unione europea si sono ritrovati a Bruxelles per la consueta riunione formale.

  1. Il dibattito ha riguardato in primo luogo la liberalizzazione e la revisione del sistema della sospensione dei visti, alla luce delle recenti proposte della Commissione, applicabile a tutti gli accordi di liberalizzazione dei visti esistenti. Il Consiglio ha proceduto ad una prima lettura della Proposta di regolamento modificativo dell’attuale n. 539/2001, contenete la lista dei Paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso di un visto all’atto dell’attraversamento della frontiere esterne dell’UE e di quei paesi i cui cittadini sono, al contrario, esenti da tale obbligo. Sono quattro i Paesi le cui proposte per l’eliminazione dell’obbligo di visto sono attualmente sul piano delle trattative: Turchia, Georgia, Ucraina e Kosovo. Sarà la presidenza olandese a procedere alle negoziazioni con il Parlamento europeo. Per quanto riguarda la sospensione del meccanismo, l’oggetto dell’accordo riguarda la previsione di rendere più semplice la sospensione stessa dando alla Commissione la capacità di innescare il meccanismo tramite un’iniziativa propria.
  2. Un secondo e centrale elemento del dibattito ha riguardato la questione migratoria, con un’attenzione particolare all’accordo UE-Turchia sul c.d. meccanismo 1:1, il quale prevede che per ogni migrante rimpatriato in Turchia, un possibile rifugiato possa essere ammesso nell’Unione. Il Consiglio si è però limitato, nelle sue conclusioni, ad esprimere il proprio sostegno politico alla Grecia e all’Italia per velocizzare i ricollocamenti e a ribadire l’importanza di un programma umanitario credibile sull’accoglienza dei profughi siriani. Proprio in Grecia in questi giorni sta avendo luogo lo smantellamento del campo profughi a Idomeni, nato illegalmente al confine con la Macedonia nel febbraio scorso. D’ora in poi, circa otto mila profughi saranno trasferiti in altri centri di accoglienza. Così come si legge da fonti giornalistiche, gli operatori umanitari, le delegazioni di avvocati, medici e psicologi non sono riusciti ad arrivare direttamente sul territorio del campo a causa di un cordone di forze di polizia che sta procedendo anche allo sgombero. Fonti governative greche affermano tuttavia che l’evacuazione del campo – che durerà circa dieci giorni – sta avvenendo lentamente e con calma. Proprio a tal proposito, senza esprimere giudizi negativi sull’evidente crisi umanitaria, continua a stupire il silenzio dei Ministri degli Interni che nelle conclusioni del Consiglio dell’UE accennano esclusivamente allo scambio di vedute sulla “riapertura” della rotta mediterranea. Le conclusioni hanno però fatto riferimento alla Comunicazione della Commissione europea – COM(2016) 360 final – del 18 maggio scorso sui progressi compiuti nel campo dei meccanismi di ricollocazione e di reinsediamento d’emergenza. In tale Comunicazione, la Commissione non ha valutato come soddisfacenti i progressi fatti dalla redazione della seconda relazione (16 marzo 2016): dalla metà di aprile infatti hanno avuto luogo poche ricollocazioni, nonostante il canale delle future ricollocazioni sia stato rafforzato; sono stati compiuti progressi in materia di reinsediamento, come richiesto dall’accordo UE-Turchia, ma questi sono stati troppo lenti e tale lentezza espone al rischio (che è già realtà) che i migranti tornino a utilizzare nuovamente le rotte irregolari. Sforzi maggiori in materia di ricollocazione sono sempre più urgenti in considerazione della situazione umanitaria in Grecia e dell’aumento degli arrivi in Italia. Nelle sue dichiarazioni, il commissario per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, ha dichiarato che bisogna aumentare il ritmo e produrre pieni risultati per quanto riguarda il meccanismo 1:1 come parte della dichiarazione UE-Turchia. Il commissario dimentica però che dietro quei “pieni risultati” ci sono persone. Secondo quanto riportato dalla citata Comunicazione, il numero di reinsediamenti dalla Turchia continua ad aumentare a mano a mano che gli Stati membri finalizzano le valutazioni dei casi ad essi attribuiti dalla Turchia, attraverso l’UNHCR. Dal 4 aprile 2016, 177 siriani sono stati reinsediati dalla Turchia. La Svezia ne ha ricevuto il numero più alto (55), seguita dalla Germania (54), dai Paesi Bassi (52), dalla Finlandia (11) e dalla Lituania (5). Altre 723 richieste sono già state accettate e i richiedenti stanno aspettando di essere trasferiti verso 7 diversi Stati membri dell’UE. In totale, 19 Stati membri e uno Stato associato all’area Schengen hanno previsto oltre 12.000 posti per il reinsediamento dalla Turchia. Fra maggio e luglio 2016 sono stati attualmente previsti circa 2.000 reinsediamenti al mese, a condizione che vi sia un numero corrispondente di Siriani rinviati dalla Grecia nel quadro del meccanismo 1:1.
  3. Le Conclusioni del Consiglio GAI si sono soffermate poi brevemente sulla creazione di una Guardia di Frontiera per la quale è attesa una votazione al Parlamento europeo il 30 maggio prossimo e il raggiungimento di un accordo tra quest’ultimo e il Consiglio europeo entro giugno.

Inoltre, con la decisione 8505/16 il Consiglio ha autorizzato la firma di un accordo tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America sulla protezione dei dati personali in caso di prevenzione, investigazione, detenzione e azioni penali di reati. Il nome dell’accordo è “Umbrella”, a voler sostenere che la collaborazione prevedrà una sorta di ombrello protettivo dei dati scambiati tra autorità per la persecuzione dei reati.

Infine, il Consiglio ha deciso di non opporsi all’adozione da parte della Commissione di tre regolamenti che modificano il regolamento n. 1223/2009 sui prodotti cosmetici; con un regolamento del settembre 2014, infatti, la Commissione europea aveva vietato l’utilizzo della miscela MCI/MI (Methylchloroisothiazolinone e Methylisothiazolinone) usata come conservante nell’industria cosmetica che, prima del provvedimento, era ammessa fino a una concentrazione massima pari allo 0,0015% sul prodotto finale. Il divieto riguarda tutti i prodotti che rimangono a contatto con la pelle, come creme, deodoranti e prodotti per il make up. Per l’adozione dei regolamenti citati bisognerà attendere che il Parlamento europeo non obietti.

Luisa Di Fabio

Per saperne di più:

Comunicazione della Commissione europea – COM(2016) 360 final – del 18 maggio 2016

 

 
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